Crisi di guarigione, Reazioni e Sopportabilità
Inviato: 29 gennaio 2007, 20:59
La dieta di transizione come pure quella senza muco accendono delle reazioni che possono assomigliare ai sintomi di disturbi e malattie.
Le persone che non conoscono i meccanismi della disintossicazione o dei tentativi del corpo di liberarsi delle tossine di solito vanno dal medico a farsi dare una medicina per "curare la malattia".
Una febbre per esempio è causata dalla frizione provocata dalle tossine sottoposte alla pressione di espulsione esercitata dall'organismo.
Il raffreddore è l'evidente espulsione di muco prodotta dal meccanismo della disintossicazione.
Ehret insegna che se il paziente sta soffrendo troppo per questo processo di disintossicazione deve fare un passo indietro nutrendosi con alimenti con minore azione disintossicante.
Questi consigli di Ehret sono stati a volte mal interpretati e voglio quindi cercare di chiarire questo punto.
Alcuni non appena hanno una reazione iniziano a postare o a scrivermi per email, chiedendo aiuto. Non è che bisogna rallentare la disintossicazione appena si presentano delle reazioni. Bisogna farlo quando iniziano ad essere difficilmente sopportabili.
Quindi il punto in cui si deve tornare indietro lo decide la persona stessa che sta avendo le reazioni quando ritiene che il suo livello di sopportabilità sta per essere superato.
Questo livello è individuale. Alcuni riescono a sopportare con facilità ciò che per altri è assolutamente insopportabile.
Ma le reazioni devono esserci e occorre che si permetta che si evolvano e infine si esauriscano, sempre in base a quanto si riesce a sopportare senza diventare dei martiri.
La ragione di questo è sintetizzata in questa equazione:
Nessuna reazione = nessun cambiamento. e viceversa
Per fare un esempio, un giorno mi sono svegliato con un mal di testa che mi sembrava che il cervello sballottasse dentro la scatola cranica ad ogni movimento della testa. Sentivo una forte pressione agli occhi come se qualcuno li premesse verso l'interno con i pollici. Avevo degli impegni che non potevo rinviare e sono stato fuori tutto il giorno senza mangiare, che era l'ultima cosa che desideravo fare in quelle condizioni. Arrivato a casa mi sono fatto un clistere e poi sono andato a dormire. Al mattino mi sentivo bene fisicamente e moralmente per aver fatto un passo avanti. Riuscivo a sopportare quella condizione e l'ho fatto. Poi non ho cambiato la dieta, la reazione era passata. Ma avrei aspettato anche un altro giorno se la cosa fosse continuata. In questa situazione non mangiare è stata la scelta migliore. Se si fosse presentato il desiderio di mangiare allora avrei optato per cibi meno disintossicanti se ritenevo che era stato raggiunto il limite della sopportazione.
Quindi è necessario valutare se la reazione è sopportabile o meno e agire di conseguenza, ma non cambiare solo perché una reazione si è presentata.
Le persone che non conoscono i meccanismi della disintossicazione o dei tentativi del corpo di liberarsi delle tossine di solito vanno dal medico a farsi dare una medicina per "curare la malattia".
Una febbre per esempio è causata dalla frizione provocata dalle tossine sottoposte alla pressione di espulsione esercitata dall'organismo.
Il raffreddore è l'evidente espulsione di muco prodotta dal meccanismo della disintossicazione.
Ehret insegna che se il paziente sta soffrendo troppo per questo processo di disintossicazione deve fare un passo indietro nutrendosi con alimenti con minore azione disintossicante.
Questi consigli di Ehret sono stati a volte mal interpretati e voglio quindi cercare di chiarire questo punto.
Alcuni non appena hanno una reazione iniziano a postare o a scrivermi per email, chiedendo aiuto. Non è che bisogna rallentare la disintossicazione appena si presentano delle reazioni. Bisogna farlo quando iniziano ad essere difficilmente sopportabili.
Quindi il punto in cui si deve tornare indietro lo decide la persona stessa che sta avendo le reazioni quando ritiene che il suo livello di sopportabilità sta per essere superato.
Questo livello è individuale. Alcuni riescono a sopportare con facilità ciò che per altri è assolutamente insopportabile.
Ma le reazioni devono esserci e occorre che si permetta che si evolvano e infine si esauriscano, sempre in base a quanto si riesce a sopportare senza diventare dei martiri.
La ragione di questo è sintetizzata in questa equazione:
Nessuna reazione = nessun cambiamento. e viceversa
Per fare un esempio, un giorno mi sono svegliato con un mal di testa che mi sembrava che il cervello sballottasse dentro la scatola cranica ad ogni movimento della testa. Sentivo una forte pressione agli occhi come se qualcuno li premesse verso l'interno con i pollici. Avevo degli impegni che non potevo rinviare e sono stato fuori tutto il giorno senza mangiare, che era l'ultima cosa che desideravo fare in quelle condizioni. Arrivato a casa mi sono fatto un clistere e poi sono andato a dormire. Al mattino mi sentivo bene fisicamente e moralmente per aver fatto un passo avanti. Riuscivo a sopportare quella condizione e l'ho fatto. Poi non ho cambiato la dieta, la reazione era passata. Ma avrei aspettato anche un altro giorno se la cosa fosse continuata. In questa situazione non mangiare è stata la scelta migliore. Se si fosse presentato il desiderio di mangiare allora avrei optato per cibi meno disintossicanti se ritenevo che era stato raggiunto il limite della sopportazione.
Quindi è necessario valutare se la reazione è sopportabile o meno e agire di conseguenza, ma non cambiare solo perché una reazione si è presentata.