10 Km dopo venticinque anni
Inviato: 8 settembre 2008, 15:09
3, 2, 1 PAM ! ! !
e’ partita la 6a edizione della "Ostia in corsa per l'ambiente”, una gara competitiva di 10 Km….…ma che ci faccio io, che da ragazzo ero un velocista, a correre la 10 Km, su strada poi?
Appena partito e già inizio a pensare quanti anni fa ho partecipato all’ultima competizione ufficiale….23 anni!
Si è vero, a settembre 2007 abbiamo fatto la staffetta 100 x 1000 in occasione del trentacinquennale della ex società di atletica, ma quella era una festa.
Eppure da allora, quando della dieta senza muco avevo letto solo il titolo, già pensavo che mi sarebbe piaciuto tesserarmi di nuovo e fare i Campionati Master….ecco; questo è il mio obiettivo, ricominciare a gareggiare.
Ma guarda! Già abbiamo fatto il primo chilometro…le gambe girano ed il fiato? Bene!
Continuo a parlare con mio fratello (che ho trascinato nell’impresa; si sa che i fratelli gemelli sono complici a vita…!) e mi sento che potrei spingere di più.
Meglio essere prudenti e tenere il ritmo; spero di farcela in meno di un ora!
Anche il secondo Km scivola via bene ed il cronometro ci è amico, il tempo è buono: poco più di dieci minuti. Rallentiamo un po’ per evitare che il mio compagno d’avventura ceda troppo in anticipo e ci immettiamo sul tratto sterrato: che fastidio la polvere che si solleva! Sento il naso che la filtra ma che lentamente si ottura.
E proprio adesso inizia il dialogo con il mio corpo; il respiro non è profondo, l’ossigeno irrora bene i polmoni fino ad un certo punto…poi sento il tappo, qualcosa che già conosco, da tanto tempo, ma che adesso sento e visualizzo nella sua fisicità.
E’ come se il fiato si spezzasse a metà, non riesco a dare profondità e spessore alla respirazione. Né, ovviamente, fluidità.
E’ la stessa sensazione che provavo d’inverno durante alcune posizioni yoga oppure quando facendo meditazione e percepivo il “respiro breve”.
Fortunatamente le gambe continuano a girare e non vado in debito d’ossigeno, anzi sento di poter dare di più, ma la mia attenzione è sulla bocca dello stomaco, il plesso solare…il mio tappo da anni!
Adesso ne ho la certezza! Ho un accumulo di muco o comunque qualcosa che mi ha prodotto una atonia del muscolo/vanvola o che mi stringe il passaggio o ancora che mi impedisce una completa fluidità nel percorso alimentare…. qualsiasi cosa sia, è lì.
Lo sento bene, lo percepisco, lo “vedo”! So per certo che quando farò finalmente il mio primo digiuno potrebbe decidere di “stapparsi” e di farmi finalmente godere di quella leggerezza di cui parla Ehret dopo la crisi.
Lo sforzo maggiore, l’intenso lavoro del diaframma e cinque mesi di transizione hanno enfatizzato la sensibilità nel percepire anche i più lievi segnali e sento che l’energia prodotta nella corsa mi accelera lo scioglimento; mi sembra quasi di percepirlo.
Dopo il quinto chilometro decido di allungare e lascio mio fratello…adesso corro da solo senza il conforto di alcuno e penso a Luca, a Cosmo, a tutti gli amici del forum ai quali racconterò le mie attuali sensazioni.
Sì! è vero! Luca me lo aveva anticipato ed effettivamente è così: anche la corsa scioglie il muco.
Peccato questa narice destra; sempre otturata. Purtroppo vado a tre cilindri perché accumulo poco ossigeno! e come se non bastasse c’è un tasso di umidità enorme….Sento che la mia macchina, il mio sistema pneumatico alimentato ad aria, non è al massimo e mi segnala le sue difficoltà.
Ma sono questi i momenti in cui mi esaltavo da ragazzo, ed è ancora così; stringo i denti e cerco di incrementare il ritmo e di mantenermi rilassato e sciolto…sudo molto anche se non ho bevuto a nessuna sosta, neanche una spugna bagnata! All’ottavo chilometro si rientra in pineta dopo il tratto su strada.
E’ questo il momento d’incrementare ancora il ritmo fino alla fine…non vedo l’ora!
La pelle è tutta accaldata e il sole inizia a picchiare forte dopo che le ultime nuvole si sono allontanate…c’è poca ombra!
Sento la cavità dello stomaco, ne percepisco l’interno come se lo stessi sfiorando da dentro in una specie di massaggio delicato; stamattina ho mangiato due pezzetti di cocomero (per fare un piccola riserva di acqua e di zuccheri “amici”) e forse lo stomaco vuoto ne reclama altro; questa sensazione mi fa pensare all’uva che ho portato con me per il dopo gara: l’uva di casa mia, della mia pergola, una dolce e delicata fragolina.
Basta! Non posso accelerare oltre; rischio di farmi male! Ascolta il respiro e procedi così, mi dico, e non fare strappi.
Ultimo chilometro! pensieri, pensieri, pensieri! Tutto ciò che si affolla in questi ultimi residui minuti nella mente è troppo per dirlo in poche battute…una folla di sensazioni, emozioni, pensieri e riflessioni come da anni non ricordavo si allineano nella mente come i mie passi in questo rettilineo alberato…sei solo Gianluca! stanco e contratto nel volto! Una smorfia di denuncia appare dal viso!
ARRIVO…
…e sono felice.
e’ partita la 6a edizione della "Ostia in corsa per l'ambiente”, una gara competitiva di 10 Km….…ma che ci faccio io, che da ragazzo ero un velocista, a correre la 10 Km, su strada poi?
Appena partito e già inizio a pensare quanti anni fa ho partecipato all’ultima competizione ufficiale….23 anni!
Si è vero, a settembre 2007 abbiamo fatto la staffetta 100 x 1000 in occasione del trentacinquennale della ex società di atletica, ma quella era una festa.
Eppure da allora, quando della dieta senza muco avevo letto solo il titolo, già pensavo che mi sarebbe piaciuto tesserarmi di nuovo e fare i Campionati Master….ecco; questo è il mio obiettivo, ricominciare a gareggiare.
Ma guarda! Già abbiamo fatto il primo chilometro…le gambe girano ed il fiato? Bene!
Continuo a parlare con mio fratello (che ho trascinato nell’impresa; si sa che i fratelli gemelli sono complici a vita…!) e mi sento che potrei spingere di più.
Meglio essere prudenti e tenere il ritmo; spero di farcela in meno di un ora!
Anche il secondo Km scivola via bene ed il cronometro ci è amico, il tempo è buono: poco più di dieci minuti. Rallentiamo un po’ per evitare che il mio compagno d’avventura ceda troppo in anticipo e ci immettiamo sul tratto sterrato: che fastidio la polvere che si solleva! Sento il naso che la filtra ma che lentamente si ottura.
E proprio adesso inizia il dialogo con il mio corpo; il respiro non è profondo, l’ossigeno irrora bene i polmoni fino ad un certo punto…poi sento il tappo, qualcosa che già conosco, da tanto tempo, ma che adesso sento e visualizzo nella sua fisicità.
E’ come se il fiato si spezzasse a metà, non riesco a dare profondità e spessore alla respirazione. Né, ovviamente, fluidità.
E’ la stessa sensazione che provavo d’inverno durante alcune posizioni yoga oppure quando facendo meditazione e percepivo il “respiro breve”.
Fortunatamente le gambe continuano a girare e non vado in debito d’ossigeno, anzi sento di poter dare di più, ma la mia attenzione è sulla bocca dello stomaco, il plesso solare…il mio tappo da anni!
Adesso ne ho la certezza! Ho un accumulo di muco o comunque qualcosa che mi ha prodotto una atonia del muscolo/vanvola o che mi stringe il passaggio o ancora che mi impedisce una completa fluidità nel percorso alimentare…. qualsiasi cosa sia, è lì.
Lo sento bene, lo percepisco, lo “vedo”! So per certo che quando farò finalmente il mio primo digiuno potrebbe decidere di “stapparsi” e di farmi finalmente godere di quella leggerezza di cui parla Ehret dopo la crisi.
Lo sforzo maggiore, l’intenso lavoro del diaframma e cinque mesi di transizione hanno enfatizzato la sensibilità nel percepire anche i più lievi segnali e sento che l’energia prodotta nella corsa mi accelera lo scioglimento; mi sembra quasi di percepirlo.
Dopo il quinto chilometro decido di allungare e lascio mio fratello…adesso corro da solo senza il conforto di alcuno e penso a Luca, a Cosmo, a tutti gli amici del forum ai quali racconterò le mie attuali sensazioni.
Sì! è vero! Luca me lo aveva anticipato ed effettivamente è così: anche la corsa scioglie il muco.
Peccato questa narice destra; sempre otturata. Purtroppo vado a tre cilindri perché accumulo poco ossigeno! e come se non bastasse c’è un tasso di umidità enorme….Sento che la mia macchina, il mio sistema pneumatico alimentato ad aria, non è al massimo e mi segnala le sue difficoltà.
Ma sono questi i momenti in cui mi esaltavo da ragazzo, ed è ancora così; stringo i denti e cerco di incrementare il ritmo e di mantenermi rilassato e sciolto…sudo molto anche se non ho bevuto a nessuna sosta, neanche una spugna bagnata! All’ottavo chilometro si rientra in pineta dopo il tratto su strada.
E’ questo il momento d’incrementare ancora il ritmo fino alla fine…non vedo l’ora!
La pelle è tutta accaldata e il sole inizia a picchiare forte dopo che le ultime nuvole si sono allontanate…c’è poca ombra!
Sento la cavità dello stomaco, ne percepisco l’interno come se lo stessi sfiorando da dentro in una specie di massaggio delicato; stamattina ho mangiato due pezzetti di cocomero (per fare un piccola riserva di acqua e di zuccheri “amici”) e forse lo stomaco vuoto ne reclama altro; questa sensazione mi fa pensare all’uva che ho portato con me per il dopo gara: l’uva di casa mia, della mia pergola, una dolce e delicata fragolina.
Basta! Non posso accelerare oltre; rischio di farmi male! Ascolta il respiro e procedi così, mi dico, e non fare strappi.
Ultimo chilometro! pensieri, pensieri, pensieri! Tutto ciò che si affolla in questi ultimi residui minuti nella mente è troppo per dirlo in poche battute…una folla di sensazioni, emozioni, pensieri e riflessioni come da anni non ricordavo si allineano nella mente come i mie passi in questo rettilineo alberato…sei solo Gianluca! stanco e contratto nel volto! Una smorfia di denuncia appare dal viso!
ARRIVO…
…e sono felice.