biodisponibilità
Inviato: 13 febbraio 2011, 13:08
Questo post è un invito a tutti quanti a considerare alcune considerazioni riguardo alla nutrizione, tema tanto popolare sui forum ehretisti.
Noto che tanti post pongono interrogativi che si basano su presupposti puramente teorici riguardo ai fabbisogni giornalieri di vitamine, proteine, sali minerali ecc., ora non intendo sostenere che le analisi del sangue, delle urine, gli esami clinici e medici sono inutili e inefficaci ma che dovrebbero essere considerati in un contesto relativo esclusivamente basato sugli assunti e i postulati del sistema medico sanitario, che per ignoranza e presunzione ce ne racconta di cotte e di crude.
Tutti parliamo di fabbisogni proteici, di integrazioni di vitamine, di assunzione di sali minerali pensando che questi si ottengano solo tramite l'ingestione, ma sarà poi davvero così? O meglio, sarà esclusivamente così? In base alla mie recenti esperienze sostengo: "NI"
A mio avviso tante volte, ciascuno di noi tende a dare importanza ai singoli elementi, cercando di costruire la propria dieta senza muco ponendo un attenzione quasi ossessiva per i fabbisogni che devono essere soddisfatti, trovo che questa preoccupazione possa a volte essere un ostacolo al tentativo del corpo di ristabilire un proprio equilibrio, poiché in alcuni casi tendiamo a mettere in corpo più del dovuto, essendo convinti che il corpo ragioni ed elabori secondo quantità e componenti, cosa che a parer mio accade solo nella nostra stereotipata fantasia.
Il bilanciamento degli alimenti è a mio avviso fondamentale per capire come per il corpo sia più importante la qualità delle quantità (lo diceva anche Ehret, l' energia di un singolo frutto e superiore a grosse quantità di alimenti costipanti), e questa qualità emerge dal risultato ottenuto dalla natura di amalgamare, miscelare ed equilibrare i frutti della terra vivi in modo che essi siano totalmente disponibili per l'assimilazione da parte del nostro organismo.
Il bilanciamento di minerali, sostanze proteiche, vitamine è ciò che rende un alimento biodisponibile, ovvero interamente assimilabile dall'organismo. Inoltre tanti processi che conosciamo e altri che non conosciamo ancora, e forse non conosceremo mai, dovrebbero rendere poveri alimenti ricchi, invalidando i loro componenti, ad esempio la combustione e l'ossidazione (vedi cottura e sminuzzamenti di cibo).
Ho osservato i processi ossidativi al microscopio, ed effettivamente i tempi sono più ridotti di quanto si potrebbe immaginare, in pochi secondi si notano effetti assai evidenti, ma naturalmente anche questo ha validità relativamente al punto di osservazione e a ciò che si sta cercando nell'esperimento
Ora, se le cosiddette carenze, nonché i processi di trasformazione delle sostanze a causa di lavorazioni varie, dovessero essere prese seriamente in considerazione in maniera assoluta allora dovremmo essere dei calcolatori viventi per gestire la nostra alimentazione, e molto spesso lo diventiamo, trasformando il momento del pasto che dovrebbe essere un piacevole ristoro, in una performance in cui stiamo attenti a non farci mancare una singola sostanza che temiamo ci possa mancare.
Quello che secondo me differenzia Ehret da molti altri igienisti e non, è che egli evidenziava quanto il corpo traesse l'energia da infinite fonti, e poneva l'accento sul potere solvente della frutta, sostenendo che in un corpo senza ostruzioni e tenuto ben pulito e sgrassato internamente, l'energia ha libero accesso, e così il corpo trae il sostentamento di cui ha bisogno dalla luce solare, dall'aria, dall'acqua, dall'umidità atmosferica, dall'energia psichica, dalle emozioni, dai campi elettromagnetici.
Questo lo affermano anche gli igienisti, ponendo però l'accento su quanto sia importante assumere la giusta quantità di proteine, e sostenendo che si deve rispettare il fabbisogno calorico, ecc. Ehret ha mai citato il fabbisogno calorico? Qual'era la priorità del suo sistema? Liberare il corpo dalle ostruzioni, punto e basta. Noi non possiamo nutrire intelligentemente il corpo finché assumiamo come validi tutti i criteri acquisiti dalla scienza medica ufficiale, creati nella e dalla generalizzazione di ciò che va vissuto individualmente.
La nostra occupazione è quella di rendere pulito il corpo, non quello di nutrirlo, questo si nutre da solo se noi non gli creiamo ostacoli, e a mio avviso qualsiasi azione dettata dalla paura di avere una carenza, o che ci manchi un componente specifico ed essenziale genera confusione e superlavoro nell'organismo, portandoci a mangiare male, più del necessario, ad orari che non sono i nostri ed in contesti a volte nocivi all'assimilazione.
Abbiamo fiducia nell'intelligenza naturale del nostro organismo, ma tant'è dobbiamo sempre metterci lo zampino pensando di dover inserire qualcosa di più, e ciò secondo me porta sulla strada della preoccupazione, che non è mai portatrice di gioia e serenità
Il mio invito è a porre l'attenzione non sul "qualcosa di più", ma al contrario sul "qualcosa di meno", ovvero a cercare di controllare e di osservare quanto facilmente le nostre assunzioni di cibo siano dirette tanto dalla paura che ci manchi qualcosa, quanto dal desiderio di raggiungere uno stato idealmente piacevole.
Inoltre mi piacerebbe leggere meno persone preoccupate riguardo ad analisi, esami vari, test, virus batteri microbi parassiti, perchè la preoccupazione porta via tempo al lavoro che bisogna fare, un lavoro eterno e fuori dal tempo, ovvero reimparare a vivere sostituendo ciò che ci crea problemi e disturbi con ciò che ci crea gioia ,serenità, salute
Noto che tanti post pongono interrogativi che si basano su presupposti puramente teorici riguardo ai fabbisogni giornalieri di vitamine, proteine, sali minerali ecc., ora non intendo sostenere che le analisi del sangue, delle urine, gli esami clinici e medici sono inutili e inefficaci ma che dovrebbero essere considerati in un contesto relativo esclusivamente basato sugli assunti e i postulati del sistema medico sanitario, che per ignoranza e presunzione ce ne racconta di cotte e di crude.
Tutti parliamo di fabbisogni proteici, di integrazioni di vitamine, di assunzione di sali minerali pensando che questi si ottengano solo tramite l'ingestione, ma sarà poi davvero così? O meglio, sarà esclusivamente così? In base alla mie recenti esperienze sostengo: "NI"
A mio avviso tante volte, ciascuno di noi tende a dare importanza ai singoli elementi, cercando di costruire la propria dieta senza muco ponendo un attenzione quasi ossessiva per i fabbisogni che devono essere soddisfatti, trovo che questa preoccupazione possa a volte essere un ostacolo al tentativo del corpo di ristabilire un proprio equilibrio, poiché in alcuni casi tendiamo a mettere in corpo più del dovuto, essendo convinti che il corpo ragioni ed elabori secondo quantità e componenti, cosa che a parer mio accade solo nella nostra stereotipata fantasia.
Il bilanciamento degli alimenti è a mio avviso fondamentale per capire come per il corpo sia più importante la qualità delle quantità (lo diceva anche Ehret, l' energia di un singolo frutto e superiore a grosse quantità di alimenti costipanti), e questa qualità emerge dal risultato ottenuto dalla natura di amalgamare, miscelare ed equilibrare i frutti della terra vivi in modo che essi siano totalmente disponibili per l'assimilazione da parte del nostro organismo.
Il bilanciamento di minerali, sostanze proteiche, vitamine è ciò che rende un alimento biodisponibile, ovvero interamente assimilabile dall'organismo. Inoltre tanti processi che conosciamo e altri che non conosciamo ancora, e forse non conosceremo mai, dovrebbero rendere poveri alimenti ricchi, invalidando i loro componenti, ad esempio la combustione e l'ossidazione (vedi cottura e sminuzzamenti di cibo).
Ho osservato i processi ossidativi al microscopio, ed effettivamente i tempi sono più ridotti di quanto si potrebbe immaginare, in pochi secondi si notano effetti assai evidenti, ma naturalmente anche questo ha validità relativamente al punto di osservazione e a ciò che si sta cercando nell'esperimento
Ora, se le cosiddette carenze, nonché i processi di trasformazione delle sostanze a causa di lavorazioni varie, dovessero essere prese seriamente in considerazione in maniera assoluta allora dovremmo essere dei calcolatori viventi per gestire la nostra alimentazione, e molto spesso lo diventiamo, trasformando il momento del pasto che dovrebbe essere un piacevole ristoro, in una performance in cui stiamo attenti a non farci mancare una singola sostanza che temiamo ci possa mancare.
Quello che secondo me differenzia Ehret da molti altri igienisti e non, è che egli evidenziava quanto il corpo traesse l'energia da infinite fonti, e poneva l'accento sul potere solvente della frutta, sostenendo che in un corpo senza ostruzioni e tenuto ben pulito e sgrassato internamente, l'energia ha libero accesso, e così il corpo trae il sostentamento di cui ha bisogno dalla luce solare, dall'aria, dall'acqua, dall'umidità atmosferica, dall'energia psichica, dalle emozioni, dai campi elettromagnetici.
Questo lo affermano anche gli igienisti, ponendo però l'accento su quanto sia importante assumere la giusta quantità di proteine, e sostenendo che si deve rispettare il fabbisogno calorico, ecc. Ehret ha mai citato il fabbisogno calorico? Qual'era la priorità del suo sistema? Liberare il corpo dalle ostruzioni, punto e basta. Noi non possiamo nutrire intelligentemente il corpo finché assumiamo come validi tutti i criteri acquisiti dalla scienza medica ufficiale, creati nella e dalla generalizzazione di ciò che va vissuto individualmente.
La nostra occupazione è quella di rendere pulito il corpo, non quello di nutrirlo, questo si nutre da solo se noi non gli creiamo ostacoli, e a mio avviso qualsiasi azione dettata dalla paura di avere una carenza, o che ci manchi un componente specifico ed essenziale genera confusione e superlavoro nell'organismo, portandoci a mangiare male, più del necessario, ad orari che non sono i nostri ed in contesti a volte nocivi all'assimilazione.
Abbiamo fiducia nell'intelligenza naturale del nostro organismo, ma tant'è dobbiamo sempre metterci lo zampino pensando di dover inserire qualcosa di più, e ciò secondo me porta sulla strada della preoccupazione, che non è mai portatrice di gioia e serenità
Il mio invito è a porre l'attenzione non sul "qualcosa di più", ma al contrario sul "qualcosa di meno", ovvero a cercare di controllare e di osservare quanto facilmente le nostre assunzioni di cibo siano dirette tanto dalla paura che ci manchi qualcosa, quanto dal desiderio di raggiungere uno stato idealmente piacevole.
Inoltre mi piacerebbe leggere meno persone preoccupate riguardo ad analisi, esami vari, test, virus batteri microbi parassiti, perchè la preoccupazione porta via tempo al lavoro che bisogna fare, un lavoro eterno e fuori dal tempo, ovvero reimparare a vivere sostituendo ciò che ci crea problemi e disturbi con ciò che ci crea gioia ,serenità, salute