serve anche a me la Neuralterapia?

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Madreperla
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Messaggio da Madreperla »

Spinta dalla curiosità per l'articolo scritto da Lorenzo Acerra su Medicinenon e relativo alla terapia neurale
https://www.medicinenon.it/neuralterapi ... ne-dentale
ho cercato di reperire in rete qualche informazione in più.
Leggendo qua e là mi sembra di aver capito che la terapia neurale rappresenta sia uno strumento terapeutico (ad esempio dopo un'estrazione dentale come riportato nell'articolo di cui sopra) che uno strumento diagnostico, in quanto si propone, a fronte di una sintomatologia dolorosa, di individuare quali sono i campi di disturbo che la determinano, campi di disturbo che sono molto spesso denti o cicatrici.
Questo ultimo aspetto delle cicatrici mi ha molto incuriosito e mi piacerebbe sapere se qualcuno, o per conoscenza (Lorenzo? :lol: ) o per esperienza diretta, o entrambe può approfondire l'argomento.
Sempre cercando in rete, mi sono imbattuta in questo sito e mi piacerebbe sapere, da chi ne sa di più, se può essere considerato "attendibile" o solo un ulteriore canale della medicina "ortodossa" che a noi non piace.. :D
http://www.neuralterapiafunzionale.it/italiano/home.htm
Dal suddetto sito ho estrapolato un lungo articolo
http://www.neuralterapiafunzionale.it/d ... _fiale.pdf
dove, nelle note bibliografiche si fa il nome, come autore di diverse pubblicazioni e DVD sull'argomento, del Dr. Reza Schirmohammadi, come esperto di neuralterapia, che si trova a Colonia, in Germania.
Questo il suo sito che sto leggendo con Google traduttore
www.schirmohammadi.de/
Ecco, mi farebbe piacere sapere da Lorenzo, visto che si trova in Germania, se magari lo conosce e se lo ritiene un medico affidabile e in generale mi piacerebbe che si riuscisse a fare una sorta di elenco di Neuralterapeuti in Italia o comunque in Europa, analogamente a quanto è stato fatto per i dentisti.
La neuralterapia è di per sè una terapia "alternativa", quindi chi si avvicina ad essa, come pratica di medico, immagino che sia un minimo indirizzato a considerare il paziente in modo olistico e meno segmentato e frazionato di quanto non faccia la medicina convenzionale.
Tuttavia, navigando un po' in rete, alla voce neuralterapia, vengono fuori diversi nomi, spesso di medici dentisti che la praticano e che si definiscono "dentisti" olistici o biologici ma poi, alla resa dei conti, abbiamo visto che quelli olistici ed allineati con determinati protocolli spiegati su altre parti del forum sono ben pochi.
Quindi ripeto una lista "ufficiale" a cui poter fare riferimento non sarebbe male, anche perchè, leggendo quanto scritto da Lorenzo e quanto scritto in un articolo del Dr.Ernesto Adler sulla focalità dei denti del giudizio, mi sembra di aver capito che tale terapia, dopo un'estrazione è sempre consigliabile.
Attendo riflessioni e commenti, grazie :lol:
Ultima modifica di Madreperla il 20 gennaio 2013, 14:33, modificato 1 volta in totale.


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acerra99
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Messaggio da acerra99 »

Per chi volesse approfondire, ho rintracciato altri tre POST nostri su questo FORUM che riguardano gli effetti della neuralterapia:

....Barile neutralizza mal di stomaco

....Un neurofisiologo tedesco, Albert Fleckenstein, ha dimostrato che i campi di disturbo e cellule in tessuti cicatriziali hanno un diverso potenziale di membrana rispetto alle cellule normali, funzionano proprio come una batteria da 1,5 volt impiantata nel corpo!

....Pablo Ruben Koval, "Cefalee croniche e/o dolori cervicali ricorrenti causate dalla presenza di uno o più denti del giudizio", Follow-up ed effetti uso della neuralterapia....



E' in Germania, Spagna e Sud America che la neuralterapia e l'indagine dei focus dentali sono andate avanti a braccetto, forse perché il libro di Ernesto Adler era disponibile solo in spagnolo e tedesco, ma non in italiano e inglese.

In Italia il mondo della neuralterapia vede come una branca estranea a sè quella della bonifica della bocca.
Anche quando il paziente insisterà sulla neuralterapia dei focus dentali, il neuralterapeuta italiano innanzitutto non condividerà l'importanza di tale accanimento del paziente.
Poi, appena lo farai parlare, ti dirà: "Ma ora possiamo dimenticarci dei denti e fare prove di neuralterapia altrove?"

So questo perché Acanfora che fa i corsi di neuralterapia da Roma in giù ha fondato con me e un altro paio l'associazione anti amalgama a Salerno e lui ha questo atteggiamento, lui e un altro paio di nomi grossi della neuralterapia al nord che conosco bene.

Quindi devo pensare che la neuralterapia che si occupa dei focus dentali nascerà dai singoli pazienti che si rivolgono al neuralterapeuta.
Meglio ancora rivolgersi al dentista direttamente. Un anno fa Ronchi è venuto in Germania ci siamo incontrati e si è fatto una scorta di neuralterapia.
Mette una goccia di procaina tedesca subito dopo ogni estrazione. Ne ho parlato anche alla Simona Abbattista che si è detta interessata.

Zahlmann usa altri tipi di neuralterapia, ma io avendo letto della procaina credo che sia la migliore.
Inventata ad inizio secolo, iniettata localmente su un punto preciso ha la capacità di ripolarizzare i tessuti che hanno subito un trauma.
Io non l'ho ancora usata perché forse il mio regime di vita e l'uso di dentisti informati ha minimizzato i rischi di incorrere in questi focus residui. Lo stesso Kreger che estrae i miei denti non la usa, questa però è una cosa che gli rimprovero. Io ho usato le punture d'api che secondo me sono piu' potenti della procaina per resettare l'osso.

Anche quando la mia vita qui in Germania aveva preso una svolta interessante per cui potevo iniziare a scrivere, mi ero dimenticato del tutto della missione divulgazione al pubblico. Poi un'amica per caso mi chiese dei denti, anzi era venuta da Kreger, e iniziando a parlare dopo la sua guarigione immediata, mi ha fatto ricordare che dovevo fare un altro tentativo. Luciano mi conosceva e, vari video e traduzioni dopo (questo il mio canale youtube) eccomi qua.

.
Ultima modifica di acerra99 il 27 maggio 2014, 17:37, modificato 1 volta in totale.
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sandrod
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Messaggio da sandrod »

Madreperla ha scritto:Leggendo qua e là mi sembra di aver capito che la terapia neurale rappresenta sia uno strumento terapeutico (ad esempio dopo un'estrazione dentale come riportato nell'articolo di cui sopra) che uno strumento diagnostico, in quanto si propone, a fronte di una sintomatologia dolorosa, di individuare quali sono i campi di disturbo che la determinano, campi di disturbo che sono molto spesso denti o cicatrici.
Questo ultimo aspetto delle cicatrici mi ha molto incuriosito e mi piacerebbe sapere se qualcuno, o per conoscenza (Lorenzo? :lol: ) o per esperienza diretta, o entrambe può approfondire l'argomento.
Si, la neuralterapia è utile anche come strumento diagnostico in quanto agendo sul campo di disturbo, fa regredire per qualche ora i sintomi. Ad esempio se una infezione dentale causa un malessere alla schiena, la neuralterapia può servire ad interrompere anche parzialmente il campo di disturbo e di conseguenza avere diminuzione del sintomo doloroso, permettendo così di individuare il campo di disturbo.
Successivamente all'eliminazione dell'infezione, la neuralterapia aiuta le cellule dei tessuti interessati dall'infezione a ripolarizzarsi (tecnicamente si dice che la cellula da distonica ritorna eutonica) e ridiventano in grado di ricevere le giuste informazioni dal sistema nervoso. La cosa interessante è che la neuralterapia risveglia nelle cellule la capacità di ripolarizzarsi da sole.
Le cicatrici sono dei campi di disturbo formidabili in quando interrompono il flusso di energia che scorre lungo i meridiani che incrociano la cicatrice. Ho visto personalmente sparire un dolore ad un ginocchio dopo un trattamento shiatsu effettuato sulla cicatrice di una appendicite. La neuralterapia applicata alle cicatrici ne attenua il campo di disturbo.
Dopo la mia bonifica dentale, sto continuando con la neuralterapia self-service, e quando rispunta qualche vecchio dolorino (tipo sciatica) la faccio anche lì e sto pian piano ottenendo il risultato di farli diminuire. Continuerò fino a farli sparire completamente :)
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Messaggio da acerra99 »

Nel 1906 Spiess e Schleich scoprirono che si poteva accelerare notevolmente la guarigione di una ferita con infiltrazioni di procaina. Addirittura con questa metodica si riusciva spesso ad evitare interventi di chirurgia come amputazioni di arti. La procaina risultava particolarmente utile in ogni caso in cui raggiungeva tessuti precedentemente danneggiati che non riuscivano più ad auto-ripararsi.
Come prima cosa facciamo l'esempio semplice semplice di una botta al braccio: localmente nei tessuti affetti il potenziale di membrana di cellule del sistema nervoso periferico passa dalla normalità fisiologica che è di -90 mV fino a -50 mV. Questo cambiamento ha la funzione di attirare l'attenzione del sistema nervoso autonomo.
Le cellule di un tessuto vivente possono dare tre tipi di segnale elettrico:
(1.) quello normale (-90 mV se sono cellule nervose, -80 mV per cellule di altro tipo) che testimonia una funzione normale. Che è quello prima della botta e dopo che la botta è guarita.
(2.) quello anormale, di -50 mV, che dimostra al sistema una situazione acuta che ha bisogno di attenzione.
(3.) quello di -20 mV che si verifica quando la cellula in questione, contrariamente ai tessuti circostanti che sono riusciti a guarire, ha perso la capacità di guarire sè stessa. Può essere il caso per esempio dei tessuti cicatriziali. Purtroppo queste cellule finiscono per funzionare come una batteria da 1,5 volt impiantata nel corpo. Da qui la necessità da parte di esperti di “medicina funzionale” della ricerca dei campi di disturbo.

Per quanto riguarda gli interventi dentali, l'auspicio che sempre più operatori possano imparare l'uso della procaina si spiega innanzitutto in virtù della capacità intrinseca della procaina di accelerare la guarigione, e poi per la necessità di trattamento delle cicatrici post-intervento chirurgico.
Fleckestein (1959) dimostrò che la procaina chiude le membrane cellulari depolarizzate e reinnesta la pompa sodio-potassio. La cellula ipopolarizzata a -50 mV, infiltrata con procaina ritrova un potenziale proprio di 290 mV per 15-20 minuti, il chè le consente di ritornare al potenziale fisiologico normale di -90 mV. Hopfer ha dimostrato nelle zone nervose caricate da un trauma, da una ferita o da una cicatrice, si verificano notevoli cambiamenti della resistenza cutanea prima e dopo un'iniezione di procaina.
Leriche e Wischenewsky (1925) iniettavano procaina alla radice dei nervi, dei gangli e per via intravenosa raggiungendo così dei risultati fino ad allora ritenuti impossibili.

Un trauma di altro genere può essere un morso d'insetto. La testimonianza seguente proviene da un'email ricevuta l'anno scorso: chiarisce bene l'utilità della procaina anche per persone che non praticano la medicina funzionale. “La mia amica al mare è stata colpita da una medusa.... subito procaina in sito sottopelle, passato il bruciore lancinante in un attimo ...”
Testimonianza che si conclude così: ”..ritengo che la neural è un presidio semplice da usare, che si dovrebbe imparare da soli, come a lavarsi i denti o farsi un clistere.”

Leggo da questo testo online:La procaina riesce a stabilizzare ogni tipo di cellula, non solo quelle nervose, con intensità diversa. Da notare che ottenendo la stabilizzazione della membrana dei mastociti, la procaina ostacola il rilascio di istamina e quindi agisce come antistaminico. Questa caratteristica è da tener presente soprattutto in caso di punture di insetti, in quanto, iniettando la procaina nel luogo in cui è avvenuta la puntura, immediatamente dopo che questa si è verificata, si evitano infiammazioni locali e reazioni allergiche.

Ovviamente ci sarebbero da fare mille approfondimenti su tutto ciò che vi ruota intorno come co-fattori e come meccanismi. Di certo, negli ultimi cinquant'anni migliaia di medici allievi di Huneke, Dosch o Pischinger (medicina funzionale) hanno potuto verificare il fenomeno della scomparsa di certi disturbi come mal di spalla, dolori a ginocchio, mal di testa iniettando procaina localmente su vecchie cicatrici che erano in tutt'altra zona del corpo rispetto al disturbo cronico.
Rodiek (1975) scrive: “Il presupposto per il funzionamento dell’organismo umano come essere vivente è l’attività dei cicli di regolazione armonizzati e intercollegati tra loro”.
Harrer (1975): “Dalle tonsille, dai denti, dai seni paranasali alterati patologicamente, da organi interni come ad esempio cistifellea, appendice, ovaia, prostata, da cicatrici e fondamentalmente da ogni punto alterato dell’organismo, possono partire stimoli di disturbo che possono danneggiare la regolazione omeostatica, l’equilibrio nell’ambito neurologico o biochimico, sia a livello locale che a distanza.”
Zimmerman (1975) ha rilevato che dopo aver provocato un “fenomeno secondo” tramite l'iniezione di procaina su un campo di disturbo, si normalizzano tutti i valori umorali asimmetricamente disturbati, come il consumo di O2, il numero di leucociti, i valori di sodio e potassio nel sangue.

Dunque da una parte adoperiamo la procaina nella fase acuta di un fenomeno che dovrebbe portare alla guarigione, per esempio dopo una estrazione dentale. Dall'altra esiste una medicina funzionale che va a caccia del gruppo di cellule cronicamente depolarizzate molti anni dopo, perché questa loro scomoda presenza ad un certo punto può iniziare ad avere effetti perturbanti per tutto l'organismo.

La vasta letteratura esistente rispetto alla medicina neurofocale ci dice che un qualunque organo (cuore, occhio, articolazione, ecc) non si ammala in modo isolato, ma sempre come sintomo dell'intero organismo. Idealmente uno deve usare tutto il normale buon senso e le conoscenze specifiche per allontanare i metabolismi controproducenti che appesantiscono l'intera macchina. Oltre a questo si dovranno eliminare eventuali interferenze, anche quelle elettriche derivanti da tessuti cicatriziali.
La vitalità è una garanzia per il fatto che, nonostante i possibili traumi o stress, interventi dentali ecc., tutte le cellule dell'organismo mantengano il loro potenziale di stato vitale di -90 mV.
In un'altra sede abbiamo fatto una metafora con Bruce Lee. Mettiamo Bruce Lee a dare il benvenuto a tutti gli invasori non benvenuti dell'organismo. Ma dopo averli trattenuti per poco tempo ed averne scacciati alcuni, Bruce Lee continua il suo esercizio di arti marziali con tutti quelli invitati dagli impegni quotidiani, lasciandone entrare alcuni di quelli affrontati.

Questi saranno in grado di apportare danni all'impiantistica elettrica addetti al normale funzionamento della struttura. Le cellule traumatizzate e quelle cicatriziali hanno una polarità insufficiente, o instabile o addirittura invertita, quindi sono vive ma funzionano male, e la loro condizione di “fibrillazione” elettrica disturba il funzionamento delle cellule sane. Per cui il medico neurofocale cerca di andare a scovarle prima e stanarle dopo (con la procaina), facendo un'indagine specifica.
L'iniezione locale di procaina è il mezzo per riportare il corto-circuito, ovvero l'invasore di vecchia data, di nuovo all'attenzione del Bruce Lee che si occupa delle cose attuali. Quindi riportare la cosa in fase acuta.
Il trattamento neuralterapico non fa altro che aprire quell’incistamento energetico ed esporlo alle capacità guaritrici dell’organismo, il quale oggi è in grado di fare quello che allora non gli era possibile. Avviene quindi un’integrazione di quella energia bloccata nella totalità energetica dell’organismo, che ora è libero di espandersi. All’inizio questo risultato non è stabile: occorrerà qualche altra seduta distanziata nel tempo per resettare completamente la cicatrice e concludere il processo di integrazione.

Un fenomeno che hanno ben presente coloro che si occupano di neuralterapia è il seguito emotivo che possono avere le applicazioni locali di procaina su aree di traumi.
Tipicamente si verifica il comparire di sgradevoli stati d'animo.
Avvertire il paziente di questa possibilità può essere utile ad evitare che vengano attribuite ad altro.

Nel caso dei denti focali, la neuralterapia nel migliore dei casi porta solo ad una risoluzione temporanea del sintomo a distanza causato nel corpo dal dente. Ma se può dare responsi positivi di breve durata questo è comunque utile, può servire a trovare una correlazione causale per chi ha mal di testa o situazioni reumatiche resistenti a terapie. Porterò esempi di quanto questo accade in un altro articolo che si rifà al libro del 1961 di Ferdinand Huneke, “il fenomeno secondo”, che a quel tempo era un sinonimo per successo della neuralterapia.
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Messaggio da lelli63 »

Madreperla ha scritto:Dal suddetto sito ho estrapolato un lungo articolo
http://www.neuralterapiafunzionale.it/d ... _fiale.pdf
La neuralterapia è di per sè una terapia "alternativa", quindi chi si avvicina ad essa, come pratica di medico, immagino che sia un minimo indirizzato a considerare il paziente in modo olistico e meno segmentato e frazionato di quanto non faccia la medicina convenzionale.

Quindi ripeto una lista "ufficiale" a cui poter fare riferimento non sarebbe male, anche perchè, leggendo quanto scritto da Lorenzo e quanto scritto in un articolo del Dr.Ernesto Adler sulla focalità dei denti del giudizio, mi sembra di aver capito che tale terapia, dopo un'estrazione è sempre consigliabile.
Attendo riflessioni e commenti, grazie :lol:
già avere una lista "ufficiale" sarebbe veramente bene, anche per non imbattersi in medici che dicono di fare, ma poi fanno tutt'altro... fidarsi solo di internet, per esperienza personale, si prendono molte fregature.... purtroppo.... :?
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Messaggio da ricky66 »

la cosa più semplice , efficace ed economica nella neural dentale (e cicatriziale ) è il FAI-DA-TE. 8)
ovviamente nei casi più complessi ci si dovrà rivolgere ad uno specialista,ma anche solo un conoscente con dimestichezza delle iniezioni potrà essere d'aiuto, in caso di agitazione o di zone difficili da raggiungere come la schiena...

superwoman mi segnala come in sudamerica si consigli di trattare neuralterapicamente tutte le cicatrici corporee portatrici di interferenze PRIMA di procedere a lavori dentali... 8O 8)

un estratto in spagnolo:

http://drhipolitovillavicencio.com/inde ... s-clinicos
Al Dr. se le desinterfirió (tratamiento procaínico o Terapia Neural de las cicatrices) como primer paso. Yo he preferido siempre ese orden porque permite mejor resultado en la terapia posterior de la exodoncia o extracción de dientes; es decir se lo sometió a sesiones de Terapia Neural o Terapia Húneke en las cicatrices porque ellas se comportan en el organismo como puentes caídos en una carretera Finalmente se le extrajo los dientes anteriores con endodoncia y con ello se solucionó el problema que padecía el Dr. hasta ese momento y ya han pasado un poco más de diez años desde que fue intervenido en el consultorio.

con l'aiuto di google translator: Al dottore fu consigliato come primo passo (prima della bonifica dentale) il trattamento neurale con procaina delle cicatrici. Ho sempre preferito fare le cose con questo ordine, perché consente risultati migliori nella successiva fase di terapia di estrazione del dente focale. La decisione di far precedere la terapia neurale delle cicatrici si deve al fatto che esse si comportano nel corpo come punti di caduta sul meridiano.
Come ultima cosa ho estratto i denti anteriori devitalizzati e con questo il problema del dottore è stato risolto e sono passati poco più di dieci anni da quando questa bonifica e' stata fatta.
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Re: serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da SuperWoman »

ricky66 ha scritto: con l'aiuto di google translator: Al dottore fu consigliato come primo passo (prima della bonifica dentale) il trattamento neurale con procaina delle cicatrici. Ho sempre preferito fare le cose con questo ordine, perché consente risultati migliori nella successiva fase di terapia di estrazione del dente focale. La decisione di far precedere la terapia neurale delle cicatrici si deve al fatto che esse si comportano nel corpo come punti di caduta sul meridiano.
Come ultima cosa ho estratto i denti anteriori devitalizzati e con questo il problema del dottore è stato risolto e sono passati poco più di dieci anni da quando questa bonifica e' stata fatta.
In questo caso, il ''dottore'' di cui si parla è il paziente del dentista. Questo è il quadro clinico al quale si riferisce il dentista a proposito della neuralterapia applicata nelle cicatrici prima della bonifica dentale e la loro correlazione.

Il dottore soffriva di dolori al collo e braccio destro, specialmente mani e dita. Aveva già stabilito la data per l'intervengo chirurgico quando è arrivato dal dentista. Aveva una grave alterazione della linea energetica dell'organismo da quando era un bambino piccolo. Aveva sofferto di problemi nella parte bassa della schiena in corrispondenza al meridiano della vescica. Poi, ha subito un incidente che ha compromesso la zona della testa, attraversata dal meridiano della vescica. Ha subito un intervento nella prostata e, questo, intimamente correlato con i lavori nei denti centrali anteriori i quali corrispondono al meridiano di reni e vescica. E' stata solo una questione di tempo prima che si scatenasse il quadro clinico.
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re : serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da acerra99 »

Mi scrive cristalcri
>> Io ho accennato il discorso neurofocale a voce ad un dentista di famiglia e
>> gli ho passato qualche link molto basilare e questa discussione. Visto che piu volte
>> mi ha detto di non fidarmi di quello che leggo in internet l'ho invitato ad andare
>> di persona (i soldi non gli mancano) a seguire questi corsi. Alla veneranda età di 41 anni
>> mi ha risposto che ormai lui è troppo vecchio per queste cose e che lascia che ci
>> pensino i giovani.
>> Dimmi tu che si puo' fare se non alzare le mani davanti a questo... :cry:


LEZIONE N.1: La Neural
Beh io credo che la prima cosa che il dentista volenteroso potrebbe acquisire è l'uso della neuralterapia.

La terapia con procaina (neural) accelera la remissione inducendo le celle a ripolarizzarsi finché non saranno tornate normali ed in grado di ripolarizzarsi da sole.

Se il dentista fosse un pizzichino curioso si potrebbe iniziare a chiedere in che occasioni può usare pure lui la procaina, che abbiamo detto ordinerà qui homoempatia.eu, qua www.homoenergia.eu oppure anche qui www.versandapo.de.

Il dentista la può usare per alleviare vari disturbi locali nella bocca. A volte l'effetto dura anche una settimana e in poarte e' definitivo, a seconda della gravità della causa. Questo perché la procaina forza una ripolarizzazione delle cellule.

La può usare la procaina per accelerare la guarigione post-estrazione.

Un tentativo può essere fatto con la procaina anche di salvare un nervo dentale che inizia a dare problemi. Infatti la procaina è un debole anestetico, ma vasodilatatore.
Certo, l'infiammazione nel cavo orale favorisce la morte del nervo dei vari denti sani. Altre cause: i precontatti. Altre cause: l'alimentazione moderna.
Ma appunto uno fa un tentativo anche con l'iniezione di procaina intorno al dente, "buccale" e "linguale".

Se ne parlava qui con Ferdinand Huneke
  • Riguardo al modo in cui iniettare il dente
    Dedicherei altre due parole relativamente al modo con cui compiere il test neuralterapeutico in zone dentarie. Bisogna distinguere tra varie metodiche che non sono per niente equivalenti, la prima è un'applicazione di anestetico nel condotto della mascella la seconda è il test fatto singolarmente su ogni dente, sia per via linguale che per via buccale. Solo l'ultima è giusta, come mi viene confermato ripetutamente dagli odontoiatri.
    L'odontoiatra Ohrt, di Selsingen, mi ha scritto:
    - Da quando ho assistito alla Conferenza in Bad Nauheim nel 1953, ho cercato di produrre sistematicamente il ''fenomeni in secondi'' con l'aiuto dell'anestesia nel condotto nell'ingresso del canale mascellare. In nessun caso ho avuto successo. Secondo la mia esperienza, la siringa carica di procaina collocata direttamente nel punto irritativo colpevole è la condizione indispensabile per il successo. Mi rallegrerebbe se, con questa comunicazione, potessi ringraziarla del servizio da lei ricevuto di avermi fatto conoscere la neuralterapia e la procaina''.
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serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da SuperWoman »

Neuralterapia e le cicatrici focali

Una tecnica sviluppata molti anni or sono, riscoperta dalla medicina moderna come una soluzione efficace per combattere i dolori, e non solo. L’intervista agli specialisti.


''Non è nuova – se così vogliamo intenderla – la Neuralterapia difatti fu sviluppata negli anni Venti dai medici tedeschi Walter e Ferdinand Huneke.
I primi esperimenti dei due pionieri furono condotti nel tentativo di curare l’emicrania di cui soffriva la loro sorella. Un’iniezione intravenosa di un farmaco antireumatico contenente procaina- un anestetico – , ebbe un effetto immediato e prodigioso sul sintomo. Tuttavia la scoperta definitiva che lanciò l’utilizzo di questa tecnica avvenne, quasi per caso, negli anni Quaranta.

In quest’occasione il dottor Ferdinand iniettò una soluzione di procaina in una vecchia cicatrice infiammata di una paziente che soffriva di un’infiammazione cronica alla spalla sinistra, e che aveva cercato di curare senza risultati. A seguito dell’iniezione nella cicatrice, si verificò un fenomeno alquanto curioso: sparì l’infiammazione cronica alla spalla nel breve tempo che il farmaco entrasse in circolo.

Da questo episodio, il dottor Huneke, osservò che era la cicatrice a impedire la guarigione della spalla e che questa, che lui definì “campo perturbato”, ne era la causa di un problema distante.
La neuralterapia, che ha fatto suo questo concetto, si basa proprio sull’assunto che un campo perturbato possa provocare problemi di salute, in particolare dolori, anche molto distante dalla sua posizione: per esempio, una cicatrice da taglio in un piede può causare dolori alla testa.

Questi cosiddetti campi di disturbo possono causare altrettanti diversi disturbi e sono costituiti da cicatrici a seguito di ferita o taglio, cicatrici da operazioni chirurgiche, focolai infettivi o infiammatori cronici come denti devitalizzati, tonsilliti, sinusiti, corpi estranei, traumi e via discorrendo.
La neuralterapia, ritengono gli esperti, può essere utile nel trattare una discreta varietà di disturbi, tra i quali dolori diversa natura, forme reumatiche, artritiche e artrosiche, cervicalgie, lombaggine, sciatalgia e infiammazioni articolari, psoriasi, eczemi, rinite allergica, asma, otiti croniche, labirintiti, acufeni, sindrome di Meniére, vertigini, ipotiroidismo, ipertiroidismo.

Vista così, sembra davvero la soluzione a molti problemi. Per comprendere tuttavia meglio di cosa si tratta e come agisce, ci siamo rivolti a due specialisti, il dottor Andrea Barile – Medico Odontoiatra, esperto in Medicina Funzionale – e il dottor Piergiovanni Pavesi – medico chirurgo specializzato in Anestesia Rianimazione e Terapia del dolore. Oggi libero professionista nel campo della Medicina Funzionale e in particolare della Neuraltrapia.

Dott. Barile e dott. Pavesi, cos’è la neuralterapia e da chi è venuta l¹idea?
«Come spesso avviene in medicina, anche la scoperta della Neuralterapia secondo Huneke è stata abbastanza casuale: il trattamento di una cicatrice con un anestetico locale risolse in una paziente un annoso problema di dolori a una spalla. A questo punto fu chiaro che ci poteva essere una correlazione tra zone irritate del corpo con altre zone anche lontane e apparentemente estranee, ma, a loro volta, sofferenti. Ogni parte del corpo può dunque rivelarsi un possibile “campo di disturbo” da cui può derivare una disfunzione».

D’accordo, i fratelli Huneke, asserivano che “ogni organo può diventare un campo di disturbo e ogni malattia può derivare da un campo di disturbo”, ma quali sono questi campi perturbati e come si fa a riconoscerli?
«I campi di disturbo possono essere distribuiti in ogni parte del corpo e derivano da una “ferita”, sia a livello fisico che mentale, capace di disturbare il sistema Neurovegetativo. A volte è facile riconoscere i “campi di disturbo” perché procurano dolore e impotenza funzionale; altre volte la loro individuazione è più complessa perché sono silenti, e solo lo studio attento del paziente mediante la semeiotica e la clinica può portare alla loro individuazione», spiegano gli specialisti.

Si è parlato di dolori e, allora, perché alcune manifestazioni non dolorose come allergie, problemi tiroidei, vertigini e acufeni potrebbero essere risolti con questa metodica?
Rispondono ancora Pavesi e Barile: «Perché la Neuralterapia è un approccio diagnostico e terapeutico olistico, che si occupa del paziente come unità e quindi non si riduce solo alla cura di patologie dolorose ma anche di tante altre disfunzioni dell’organismo».

È una cura nel vero senso della parola, quindi? Ossia la soluzione è per sempre, si guarisce davvero o scompare solo il sintomo?
«La soluzione è spesso per sempre o, comunque, per periodi di lunga durata, a seconda delle condizioni cliniche del paziente».
Una risposta che fa ben sperare. Tuttavia, vogliamo sapere se è un processo lungo o possiamo trovare sollievo da subito. E quindi domandiamo: quante terapie, normalmente, sono necessarie?
«È difficile rispondere a questa domanda in quanto il numero delle sedute dipende soprattutto dalla risposta clinica del paziente alla terapia, e alla gravità della disfunzione», sottolineano i medici. Giusto, di norma è così per ogni tipo di terapia, da quella tradizionale a quella alternativa.

I primi esperimenti e successi si sono avuti utilizzando l’anestetico procaina ma, oggi, si usa ancora questo o ce ne sono altri, magari più efficaci? Domandiamo a Pavesi e Barile, i quali rispondono confermando quanto supposto che «Oggi esistono anestetici locali sicuramente più efficaci».
Un problema che spesso deriva dall’uso di farmaci sono gli effetti indesiderati. Ecco quindi che chiediamo: ci sono effetti collaterali o rischi, iniettando dell’anestetico nel campo di disturbo?
«Se la tecnica viene applicata in modo corretto, gli effetti collaterali sono un’eccezione», confermano gli specialisti.

Il dottor Barile è anche un dentista, a lui chiediamo: in quali ambiti odontoiatrici viene adoperata la neuralterapia? E come riconoscere se il campo disturbato è proprio un dente cariato o devitalizzato? Quali malattie potrebbe causare un dente non curato da molti anni?
«La si applica prevalentemente per la ricerca dei campi di disturbo, per prevenire la formazione di cicatrici patologiche e per la stimolazione del drenaggio linfatico della testa e del collo.
Una volta individuato l’ipotetico campo di disturbo (dente, cicatrice, ottavi inclusi o mal erotti…) lo si tratta con l’anestetico locale, e il quadro clinico correlato deve scomparire per almeno 8 ore.
Non è possibile elencare le malattie che derivano da un campo di disturbo… ogni disfunzione può avere come concausa – causa un campo di disturbo. Fondamentale la semeiotica, la storia del paziente e il test con l’anestetico locale».

Come accennato all’inizio, questa tecnica non è nuova. E sono parecchi anni che questa terapia è conosciuta in Germania, come mai in Italia se ne sa ancora così poco?
«L’avvento degli “anestetici locali” si diffonde in Europa nei primi decenni del Novecento, ma la loro applicazione in questo contesto in modo sistematico, portata avanti dalla Germania, vede pochi medici italiani interessati a questa metodica», spiegano Barile e Pavesi.
Ora che sappiamo come funziona, a cosa può servire, il prossimo passo è, nel caso, affidarsi a un esperto serio e qualificato. Come? Lo domandiamo ancora ai due medici.
Come riconoscere un esperto serio? Deve essere necessariamente medico?
«È ovvio e indispensabile che solo ed esclusivamente un medico preparato si avvicini a questa terapia, e solo il suo curriculum professionale può fornire garanzie in tal senso».

Da ultimo, ma non meno importate, domandiamo: Qual è il costo indicativo di una terapia?
«Il costo dipende ovviamente dal numero di sedute necessarie alla risoluzione del problema», rispondono gli specialisti. In rete, tuttavia si possono trovare dei costi indicativi per seduta che variano dagli 80 ai 100 euro.
[lm&sdp]

Chi è il dottor Barile:
il dottor Barile Andrea, nato ad Alba (CN) ed ivi residente è Odontoiatra, esperto in Medicina Funzionale, Tecniche diagnostiche bioelettroniche di Biorisonanza, Posturologia, Disordini Cranio-mandibolari, Implantologia e Riabilitazione protesica. È anche un esperto kinesiologo. Ha un suo sito internet: http://www.studiodottorbarile.com

Chi è il dottor Pavesi:
Il dott. Pavesi Piergiovanni si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Pavia. Si è specializzato in Anestesia Rianimazione e Terapia del dolore nello stesso Istituto Universitario. Ha lavorato presso l’Azienda Sanitaria di Lodi in qualità di Aiuto anestesista- rianimatore. Ora è libero professionista e si occupa di Medicina Funzionale ed in particolare di Neuraltrapia. Vive e lavora a Lodi.''

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cicatrici focali

Messaggio da acerra99 »

Aggiungo una testimonianza sul trattamento delle cicatrici.

tratto da: https://www.medicinenon.it/denti-ossa-e-alimentazione

La neural terapia usa iniezioni di procaina per ripolarizzare le cellule di una memoria sbagliata (cicatrice) e perciò dare sollievo all’organismo da quel focus.

Un esempio ci viene dal Dr Pietro Galbiati [2002]: “L’annullamento della cicatrice appendicolare come campo di disturbo mediante applicazioni di neuralterapia ha risolto nella mia casistica stitichezze decennali, dispepsie, migliorato disturbi legati al ciclo mestruale e tanti altri problemi. Il mio primo caso lo ricordo volentieri: l’intervento neuralterapeutico per una paziente 40enne fu effettuato solo a carico della cicatrice appendicolare sebbene ci fossero tanti altri problemi che mi aveva riferito. Dopo circa venti giorni ricevo una sua lettera (abitando a soli 5 km dallo studio e avendo pure il telefono, l’enfasi con la lettera della sua soddisfazione è d’obbligo) con la quale mi ringrazia perché non avvertiva più un fastidiosissimo dolore lombare di cui nemmeno aveva riferito in anamnesi, essendosi sempre sentita dire che con quel disturbo avrebbe dovuto per sempre fare i conti, e lo aveva avuto per 20 anni”.
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ricky66
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re : serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da ricky66 »

pure io sono sempre più convinto che ripolarizzare cicatrici "attive" su meridiani di agopuntura prima di partire con bonifiche dentali sia una buona cosa...

ri-quoto questa testimonianza:

"Al cliente fu consigliato come primo passo (prima della bonifica dentale) il trattamento neurale con procaina delle cicatrici.
Ho sempre preferito fare le cose con questo ordine, perché consente risultati migliori nella successiva fase di terapia di estrazione del dente focale.
La decisione di far precedere la terapia neurale delle cicatrici si deve al fatto che esse si comportano nel corpo come punti di caduta sul meridiano."

mi sembra un concetto semplice da capire ed anche abbastanza logico per chi ha un infarinatura sulla bio-energia e meridiani di agopuntura...

metti il caso che occupiamo un appartamento in cui i precedenti occupanti si sono "divertiti" a incastrare fili di ferro dentro ogni presa elettrica oltre che piantare chiodi nei muri alla cieca, dunque a volte perforando linee elettriche nascoste, 8O
dunque causando ogni sorta di cortocircuito e malfunzionamento elettrico.
prima di iniziare lavori di ristrutturazione sarà utile liberare l'impianto elettrico da simili interferenze, così da poter utilizzare strumenti di lavoro, luci ed elettrodomestici al meglio, evitando pericolose sovratensioni o cadute di corrente.
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serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da acerra99 »

cristalgri ha scritto:>> Io ho accennato il discorso neurofocale a voce ad un dentista di famiglia e
>> gli ho passato qualche link molto basilare e questa discussione. Visto che piu volte
>> mi ha detto di non fidarmi di quello che leggo in internet l'ho invitato ad andare
>> di persona a seguire questi corsi.

LEZIONE N.1: La Neural
Beh io credo che la prima cosa che il dentista volenteroso potrebbe acquisire è l'uso della neuralterapia.
Approfittando di vari libri che mi sono procurato di recente (tra cui del Dr. Heinz Raab, "The vegetative foundations of dentogenous disease", Wien 1972 - solo disponibile in tedesco) cerco di dare informazioni su questo fronte. Sicuramente il dentista avvisato e informato oggi si puo' procurare la procaina da homoenergia.eu o homoempatia.eu o versandapotheke come hanno fatto gli utenti di questo forum. Ieri per esempio mi e' arrivata questa testimonianza via email:
  • Lorenzo caro eccomi da te per darti la mia testimonianza sulla Procaina! Ieri ho estratto l'ultimo dente e l'ho usata...a differenza delle altre 3 estrazioni non ho avuto nessun problema nè di dolore, nè di gonfiore. Come se non avessi fatto nulla! Ed era un dente del giudizio. Siamo sconvolti... il dentista e il chirurgo pure ancora non riescono a crederci...
    Ti volevo chiedere, si usa solo per questi problemi?
Adler scopre Huneke e il vero senso della procaina (1946)
Nel 1940, andando ad iniettare con procaina una osteite dolente della gamba dove c'era anche una cicatrice, il Dr. Huneke osservò nella paziente la scomparsa immediata di un sintomo a distanza, una cervicalgia cronica. Questa osservazione passò alla storia in quanto Huneke le diede un senso: una cicatrice di un'operazione chirurgica aveva effetti focali. Nell'estate del 1946 Ernesto Adler lesse il libro di Huneke ("Medical illness and Cure – An original perspective", 1946) e iniziò a rimuginare sulla teoria che la procaina avesse effetti anti-traumatici e ripolarizzanti delle cicatrici che come risultato davano la scomparsa di disturbi “focali”.
Adler, come dentista operante a Lloret de Mar, aveva al suo attivo già sette o otto anni di osservazioni di disturbi spariti con la rimozione di campi d'interferenza settici asintomatici nella zona dentale.
Infatti ebbe la fortuna d'incontrare medici che si rifiutavano di trattare pazienti che avessero dei “denti malati” se prima non fossero stati estratti o le osteiti curettate. Allora si chiedeva tra se' e se': poteva forse il test dell'iniezione con procaina allargare lo spettro delle possibilità terapeutiche? Poteva inoltre permettere al dentista di rendere evidente, ancora prima di operare, la relazione tra denti malati ed effetti a distanza?

La procaina negli anni trenta e quaranta era stata usata diffusamente dai dentisti, perché in mancanza di meglio offriva un anestetico locale economico e non tossico (la procaina viene facilmente scissa dall'organismo in due molecole che sono vitamine del gruppo B, PABA e DEAE).
Poi negli anni comparvero sul mercato sostanze altrettanto economiche capaci di offrire un'anestesia locale più forte e con durata maggiore. Per cui l'uso della procaina presso i dentisti sparì in un battibaleno, non solo perché la procaina dava un'anestesia relativamente blanda, ma perché, essendo un vasodilatatore, il suo passaggio nel sangue era quasi immediato e dunque l'effetto anestetico locale durava solo una manciata di minuti.
Nel 1946 Adler aveva un amico inseparabile, Carlitos, un piccolo scimmiotto della specie “zwergmeerkatze”,
che solo due cose preferiva ancora più che sballottarsi tutto il giorno da un albero all'altro: in primo luogo gli piaceva andare in auto insieme ad Adler e come seconda cosa andare a nuotare con lui, specialmente in immersione subacquea.
Un giorno di dicembre di quel 1946 Adler chiamò Carlitos, essendo quasi pronto a lasciare lo studio, ricevendone l'immediata risposta da un boschetto nei paraggi. Non vedendolo arrivare dopo cinque minuti Adler fu molto meravigliato, perché per nessun motivo al mondo Carlitos si sarebbe perso un'occasione di stare in macchina con lui nel tragitto fino a casa. Ma uno sguardo sulla strada chiarì le cose. Un ragazzo si stava allontanando dal luogo dove Adler trovò il piccolo animale abbattuto dal lancio di una pietra, con il cranio fracassato. Era a terra immobile, non sembrava nemmeno avesse polso. Scrive Adler: “Non mi scoraggiai, mi venne in mente la teoria della procaina di Huneke. Dico “teoria” perché a quel tempo non era ancora entrata nella mia pratica medica. Quindi iniettai alcune goccie di procaina-Impletol intorno alla grossa crepa nel cranio. Nell'istante stesso, non dopo l'inserimento dell'ago ma a seguito dell'immissione della soluzione, Carlitos si mosse e aprì per un attimo gli occhi. Quindi richiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo. Dormì per sei ore di fila fino alle 11 di sera. Quando si risvegliò iniettai ancora delle gocce di procaina intorno alla ferita, che nonostante avesse un'estensione notevole non si era gonfiata. Posso senz'altro dare il merito alla procaina per questo. Dopodiché Carlitos cadde di nuovo in un sonno profondo fino al mattino successivo, quello che non dormi quella notte fui io”.
Qui ci sarebbero da fare alcune osservazioni. Studi recenti mostrano che la procaina favorisce il sonno profondo (Cape EG, Jones BE. Effects of glutamate agonist versus procaine microinjections into the basal forebrain cholinergic cell area upon gamma and theta EEG activity and sleep-wake state. Eur J. Neurosci. 2000; 12:2166–2184). Nel caso in questione inoltre avrebbe potuto essere importante non solo il resettaggio elettrico locale apportato dall'iniezione della procaina (Fleckestein 1959), ma anche la sua capacità di disconnettere il segnale doloroso dal sistema nervoso (Leriche 1952).

In ogni caso Adler si convinse in maniera profonda delle qualità della procaina. Perciò gli sembrò fosse arrivato il momento d'iniziare a sperimentarla nel suo studio odontoiatrico, come aveva suggerito Huneke, per esempio per infiltrare siti di estrazioni dentali o denti malati, prendendo nota ogni volta di eventuali effetti a distanza.
Ringalluzzito dai suoi primi esperimenti in questo ambito, Adler iniziò a pubblicare un articolo dopo l'altro. In particolare ricordiamo la sua sesta pubblicazione in merito che s'intitola: “El Test neural de Huneke en Relación con los Tests biológicos, 1952”. Da notare che Adler si riferisce nella pubblicazione ad un argomento ben preciso, e cioè trovare una cicatrice e iniettarla con procaina per vedere quale disturbo cronico nel corpo scompare.
Oggi può sembrare banale, ma a quel tempo invece gli altri che si stavano occupando della novità dell'uso di procaina a scopi curativi, incluso il fratello di Ferdinand Huneke, il Dr. Walter, si erano totalmente concentrati sul discorso della neuralterapia segmentale, cioè l'iniezione di procaina direttamente sulla zona del disturbo (“segmento” è definita tutta la zona cutanea che è servita da uno stesso fascio nervoso).
Risale anche a quegli anni la scoperta della tecnica dell'iniezione di procaina nel “ganglio stellato” e nella “catena del simpatico lombare” (Diez 1957, Walter Huneke 1952). I ricercatori in questo campo speravano di poter trovare da un momento all'altro qualche altra lampada di aladino, qualche procedura universale banale per liberare i pazienti dai loro disturbi.
Sempre negli anni 50, altri autori provarono a sperimentare la neuralterapia endovena (in particolare la d.ssa Aslan in Romania). Quindi era una lotta tra malattia e procaina, dove i denti (e altre zone focali apparentemente sane, ma cicatriziali) non venivano presi in considerazione. Una lotta che spesso finiva con un insuccesso. (PENDL, F.: Ischias und präsakrale Infiltration. 1949, REISCHAUER, F.: Untersuchungen über den lumbalen und zervikalen Bandscheibenvorfall. 1949).
Ma quel 10-15% di successi parziali erano già un bel bottino per i medici che da pionieri seguivano questa pista “segmentale”! E poi c'era sempre la speranza che quella fosse una tecnica perfezionabile e che qualche altra scoperta le avrebbe portato maggiore efficacia. In quegli anni gli studi di Huneke e di Leriche sulla procaina avevano attratto l'attenzione del Dr. Constantin I. Parhon (1874-1967), endocrinologo operante in Romania che voleva usare la procaina come strumento di cura per le patologie geriatriche. Ma nel 1947 fu eletto presidente della repubblica (la Romania smise di essere una monarchia). Quindi Parhon portò la sua assistente d.ssa Aslan alla direzione di un network di cliniche geriatriche statali che usavano medicine alternative. Le ricerche condotte dalla Aslan non furono solo cliniche. Fu possibile dimostrare che la procaina non può essere trasportata da una parte all'altra del corpo. Infatti questa sostanza vasolidatatrice non solo passa relativamente presto in circolo sanguigno, ma qui essa viene immediatamente scissa nelle sue due molecole costituenti, che sono state classificate come vitamine del gruppo B, PABA e DEAE. Perciò la Aslan concentrò i suoi sforzi nel tentativo di produrre una forma stabilizzata della procaina. Optò per la soluzione dove la procaina veniva complessata dall'acido benzoico formando un doppio sale in cui la molecola veniva bloccata in due suoi gruppi amminici. Da una parte l'HCl bloccava il gruppo NH2 in struttura terziaria del pezzo DEAE, mentre l'acido benzoico stabilizzava l'altra estremità della molecola dalla parte Para- del pezzo PABA della procaina. Questa doppia formazione di legame ionico induceva nella molecola della procaina una distorsione rispetto al doppio legame dell'estere causando impedimento sterico e dunque rendendo inaccessibile la procaina all'azione di idrolisi ad opera dell'enzima pseudocolinesterasi. Così facendo si estendeva l'emivita della procaina nel sangue da una manciata di secondi ad un paio di minuti, dandole tempo per essere assimilata dalle cellule.

Ma Ferdinand Huneke non si fece distrarre da tutto questo fermento ed iniziò ad avere le idee chiare. In effetti lui con la terapia segmentale e le endovene di procaina stava già sperimentando dal 1929! Il campo che invece aveva bisogno di essere sviluppato era quello nuovo della liberazione del sistema di regolazione dallo stimolo elettrico tossico delle cicatrici, che nel 99.5% dei casi non erano sintomatiche.
Questa era l'aspirazione di Huneke, questa l'aspirazione di Adler, infatti anche se uno ripuliva il fascio nervoso che serviva la zona dolorosa, comunque non aveva affrontato la causa vera dell'infiammazione. Che anche le endovene di procaina fossero un vicolo cieco si capisce facilmente perché l'emivita della procaina nel sangue è di 6 o 7 secondi.
Ma tant'è, gli altri appassionati di procaina non videro o non condivisero questa aspirazione di Huneke e Adler per almeno un decennio, perché distratti dalla neuralterapia segmentale.
In questo senso, in una famosa citazione, Adler si rivolge ad Huneke dicendo: “Tu sei stato il maestro di tutti noi. Noi allievi, riscaldati dalla luce della tua scoperta, avremo il compito di portare a termine quello che il maestro ha iniziato!

In un'altra occasione Adler dovette aiutare una scimmia della famiglia Makabo vittima del lancio intenzionale di una pietra che le aveva causato la rottura di un dente. Il dente spezzato risultava ancora vitale. Adler era un po' esitante sul da farsi, se toglierle comunque il dente oppure no, perché un amico dello zoo di Barcellona gli aveva detto che la reazione di questi piccoli animali ad un'anestesia generale poteva essere molto imprevedibile. Ma comunque, già il giorno dopo nuova gengiva era ricresciuta su quella lacerata. Dopo un paio di mesi però comparve un'alopecia con eczema e grave prurito sul braccio dello stesso lato del dente fratturato.

Il povero animale si grattava dalla mattina alla sera la zona del prurito. Il dente non era ancora devitale, ma una degenerazione/irritazione del nervo aveva potuto iniziare quell'effetto “a distanza”.
Adler scrive: “Decisi allora di fare la prova della procaina e poi raccontai i risultati ad Huneke in persona, Iniettai in corrispondenza del dente fratturato una soluzione di procaina al 2%. La scimmia smise di grattarsi immediatamente. Questo successo terapeutico con la procaina lasciò sbigottiti tutti quelli che avevano visto l'evoluzione dei fatti. La procedura di Huneke aveva dimostrato la relazione di causa ed effetto linearissima tra lo stress subito dal dente e l'effetto “neurofocale” manifestatosi sul braccio.
Per quanto riguarda l'eczema, esso scomparve dopo 24 ore dall'intervento, ma solo temporaneamente. Infatti l'effetto della procaina sul dente non e' mai duraturo. Nemmeno successive infiltrazioni del dente con procaina portarono alla sua scomparsa. Per ragioni non ben precisate, non fu possibile fare l'estrazione del dente e quindi l'eczema ovviamente non scomparse. Questo scrive Adler in un articolo del 1968 (“Fokal-Neuralpathologie”, Physikalische Medizin und Reabilitation 4, 110-113, 1968)

Adler introdurrà il termine di Odontologia neurofocale con una pubblicazione del 1958. Nessuno fu più attivo di lui in questo campo, per cui si capisce come Huneke fosse ipnotizzato dalla casistica medica presentata da Adler e dalle sue capacità di analisi.
Particolarmente interessante fu la scoperta di Adler delle interazioni dei campi di disturbo dentali con altri focus a distanza, che dimostra come il dentista naturalizzato spagnolo divenne fondamentale per l'obiettivo finale verso il quale la scuola di Huneke doveva essere portata.
Le osservazioni di Adler presentano spesso la questione che bonificare un solo sito cicatriziale, lasciandone altri, apre il problema della “provocazione”, cioè l'organismo si ricorda improvvisamente del secondo focus in ordine d'importanza, che si attiva.
Dunque abbiamo risposto alla domanda del perché Adler e Huneke fossero così vicini. Fino ad allora c'erano stati due punti di vista, anzi tre, sulla vecchia “teoria focale” delle malattie causate dalla sepsi. Il primo era stato quello di Rosenow e soci, che addirittura avevano insistito a voler dimostrare (riuscendo però solo a fare un pasticciotto) che ogni batterio causava sempre e solo la stessa identica malattia!
Poi c'era stato l'approccio di negare totalmente la teoria focale. Infine c'era stato l'approccio che attribuiva il disturbo cronico “focale” a degli immunocomplessi circolanti che colonizzavano nell'organismo il locus “minoris resistentiae”.
Ma le osservazioni con la procaina sulle cicatrici ora dimostravano fenomeni istantanei (il cosiddetto fenomeno Huneke). Questo ridimensionava svariate teorie, ma molti non se ne accorsero (erano troppo impegnati come pionieri a migliorare la terapia segmentale - sul sintomo, non sulle cause -).
Ma qual'era allora una teoria più completa? Come giustamente faceva osservare Adler, la medicina ufficiale insisteva che se mai si potesse trovare una causa di malattia riconosciuta, si doveva prima dimostrare che questa cosiddetta causa avrebbe dovuto produrre gli stessi identici effetti in qualsiasi persona. Ma Rosenow aveva miseramente fallito, proprio perché aveva insistito nel provare a trovare per ogni singola classe patologica un fattore batterico comune. D'altro canto c'erano gli specialisti della ricerca sugli immunocomplessi, che nel frattempo avevano avuto discreti successi nelle loro dimostrazioni e ragionando in termini di locus di “minor resistentia”, riuscivano a tener conto di una varietà degli effetti.
Ma ecco ora che Huneke e Adler, praticamente contemporaneamente, si pongono il problema di dimostrare che è la somma delle zavorre sul sistema di regolazione, nonchè che è lo status di elasticità dell'organismo stesso rispetto ad esse a determinare la natura del sintomo. E inoltre, visto il fenomeno provocato dalla procaina sul sintomo a distanza è immediato, auspicano che s'inizi a parlare di “spina irritativa” del sistema neurovegetativo. Che può essere una cicatrice da parto, una cicatrice da piercing, una cicatrice da ferita da trauma o da intervento chirurgico, oltre che un focus dentale.

L'uso delle iniezioni di procaina, insieme con la storia clinica e dentale del paziente, davano modo di restringere il campo ed evitare di andare a tentativi (come spesso avevano fatto i seguaci di Rosenow, magari spesso anche senza radiografie dentali...).
Ma su questo fronte delle valutazioni ci furono con Adler ulteriori novità. A partire dal 1951 egli adottò una procedura per individuare i focus dentali attraverso la palpazione dei punti di pressione della zona cervicale.


(fine prima parte..)
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Re: serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da fredd »

Ma una volta che le cellule di una cicatrice son tornate normali e possono ripolarizzarsi, a livello visivo che succede, la cicatrice scompare? Se invece non scompare, come si fa a capire che son tornate normali?
ricky66 ha scritto:pure io sono sempre più convinto che ripolarizzare cicatrici "attive" su meridiani di agopuntura prima di partire con bonifiche dentali sia una buona cosa...

ri-quoto questa testimonianza:

"Al cliente fu consigliato come primo passo (prima della bonifica dentale) il trattamento neurale con procaina delle cicatrici.
Ho sempre preferito fare le cose con questo ordine, perché consente risultati migliori nella successiva fase di terapia di estrazione del dente focale.
La decisione di far precedere la terapia neurale delle cicatrici si deve al fatto che esse si comportano nel corpo come punti di caduta sul meridiano."

mi sembra un concetto semplice da capire ed anche abbastanza logico per chi ha un infarinatura sulla bio-energia e meridiani di agopuntura...

metti il caso che occupiamo un appartamento in cui i precedenti occupanti si sono "divertiti" a incastrare fili di ferro dentro ogni presa elettrica oltre che piantare chiodi nei muri alla cieca, dunque a volte perforando linee elettriche nascoste, 8O
dunque causando ogni sorta di cortocircuito e malfunzionamento elettrico.
prima di iniziare lavori di ristrutturazione sarà utile liberare l'impianto elettrico da simili interferenze, così da poter utilizzare strumenti di lavoro, luci ed elettrodomestici al meglio, evitando pericolose sovratensioni o cadute di corrente.
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Re: serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da sethunya »

ricky66 ha scritto:metti il caso che occupiamo un appartamento in cui i precedenti occupanti si sono "divertiti" a incastrare fili di ferro dentro ogni presa elettrica oltre che piantare chiodi nei muri alla cieca, dunque a volte perforando linee elettriche nascoste, 8O
dunque causando ogni sorta di cortocircuito e malfunzionamento elettrico.
prima di iniziare lavori di ristrutturazione sarà utile liberare l'impianto elettrico da simili interferenze, così da poter utilizzare strumenti di lavoro, luci ed elettrodomestici al meglio, evitando pericolose sovratensioni o cadute di corrente.
Ricky, esteticamente come si comporta la cicatrice?
Io ho una cicatrice da ustione di 3° da quando ho 2 anni, che ho ricoperto a 30anni con un tatuaggio.
sandrod ha scritto:Si, la neuralterapia è utile anche come strumento diagnostico in quanto agendo sul campo di disturbo, fa regredire per qualche ora i sintomi. Ad esempio se una infezione dentale causa un malessere alla schiena, la neuralterapia può servire ad interrompere anche parzialmente il campo di disturbo e di conseguenza avere diminuzione del sintomo doloroso, permettendo così di individuare il campo di disturbo.
Successivamente all'eliminazione dell'infezione, la neuralterapia aiuta le cellule dei tessuti interessati dall'infezione a ripolarizzarsi (tecnicamente si dice che la cellula da distonica ritorna eutonica) e ridiventano in grado di ricevere le giuste informazioni dal sistema nervoso. La cosa interessante è che la neuralterapia risveglia nelle cellule la capacità di ripolarizzarsi da sole.
Le cicatrici sono dei campi di disturbo formidabili in quando interrompono il flusso di energia che scorre lungo i meridiani che incrociano la cicatrice. Ho visto personalmente sparire un dolore ad un ginocchio dopo un trattamento shiatsu effettuato sulla cicatrice di una appendicite. La neuralterapia applicata alle cicatrici ne attenua il campo di disturbo.
Dopo la mia bonifica dentale, sto continuando con la neuralterapia self-service, e quando rispunta qualche vecchio dolorino (tipo sciatica) la faccio anche lì e sto pian piano ottenendo il risultato di farli diminuire. Continuerò fino a farli sparire completamente :)
Ma quindi i risalutati della neural sono temporanei o definitivi?
Mangiare carne è digerire le agonie di altri esseri viventi.
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re : serve anche a me la Neuralterapia?

Messaggio da acerra99 »

per focus che non hanno a che fare con denti o la mandibola di solito sono necessarie al massimo tre sedute di procaina all'1%. Dico questo perche' ho letto in tedesco molti autori vicini ad Huneke.
"esteticamente" non cambia niente. Stiamo solo parlando di ottenere con la procaina iniettata una neutralizzazione "elettrica", una ripolarizzazione, un ritorno al voltaggio normale della cellula.

una cicatrice ha cellule depolarizzate che ti accompagneranno per tutta la vita a meno di non usare localmente la procaina.

Questo forum "bonifica" mi sembra che sia un po' deserto. Riccardo di sicuro non lo legge piu'. Ma trovi il suo contatto email nei suoi messaggi e una domanda precisa gliela puoi pure fare, credo. Sicuramente ne sa piu' di noi.

Le cicatrici delle estrazioni dentali hanno bisogno di varie cose per scomparire (E soprattutto NON TORNARE PIU'): innanzitutto una soluzione al 2% di procaina invece che all'1%. Che si eviti l'uso di vasocostrittori. Che fai un digiuno post-estrazione. Che togli la schifezza morta (osso morto e dente morto).

La Filosofia del Digiuno
Questo libro offre la visione di un Autore illuminato sul digiuno. Per maggiori ragguagli: La Filosofia del Digiuno

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