Preparazione delle ghiande. doppiopp ti interessa?
Inviato: 28 settembre 2007, 20:23
Salve sono Martissima.
Dato il mio appassionato amore di botanica per le piante, specialmente autoctone, e i loro usi da tutti i punti di vista
conosco il modo in cui le ghiande venivano preparate per il consumo umano.
Anzi, ritengo molto importante dire che le ghiande sono state uno dei primi e più importanti cibi dell'uomo, quando l'uomo ancora non coltivava, almeno non intensivamente (purtroppo) come ora.
Il suo uso continuo in alcune zone non proprio fertili fino a pieno medioevo, quando la farina di ghianda veniva mescolata con quella di farro, orzo, grano etc..
Ma allora, come si usa?
Tutte le ghiande di ogni tipo di quercia sono commestibili, previa adeguata preparazione, visto che la maggiorparte di queste contengono elevate quantità di tannino, sostanza utilissima in quanto formidabile disinfettante e cicatrizzzante, ma tossica per ingestione.
Chi viveva in zone a predominanza di cerro, farnia, rovere
doveva, dopo averle raccolte, mettere le ghiande in sacchi ben legati che venivano lasciate a mollo nei ruscelli e nei fiumi per mesi, per togliere il tannino, appunto.
Poi venivano asciugate al sole e macinate e poi...
Udite udite! Si impastava e si faceva il PANE! Azzimo ovviamente, perchè non contenendo glutine non può lievitare.
I fortunati che vivevano in zone a predominanza di leccio, roverella e quercia castagnaia (quella balcanica) non dovevano aspettare tanto per mangiare questo pane, (ottimo, oltretutto) perchè le ghiande di questi alberi hanno una quantità di tannino davvero piccola.
Anzi, vi consiglio di addentare la piccola ghianda di leccio, fresca, in autunno e sentirete che non è per niente male... Provare per credere
E poi aggiungo: questo pane si gustava in tutto l'emisfero boreale, o meglio, dovunque crescano le querce ed era similmente preparato da numerose tribù di Indiani d'America, così come in tutta Europa e nel Medio Oriente... Com'è piccolo il mondo, no?
Spero tanto che abbiate gradito il mio contributo
Per me è un piacere condividere questo genere di cose con voi.
Anzi, se avete domande sulle care sorelle verdi, non esitate a pormele, cercherò di rispondere al meglio
Marta
Dato il mio appassionato amore di botanica per le piante, specialmente autoctone, e i loro usi da tutti i punti di vista
conosco il modo in cui le ghiande venivano preparate per il consumo umano.
Anzi, ritengo molto importante dire che le ghiande sono state uno dei primi e più importanti cibi dell'uomo, quando l'uomo ancora non coltivava, almeno non intensivamente (purtroppo) come ora.
Il suo uso continuo in alcune zone non proprio fertili fino a pieno medioevo, quando la farina di ghianda veniva mescolata con quella di farro, orzo, grano etc..
Ma allora, come si usa?
Tutte le ghiande di ogni tipo di quercia sono commestibili, previa adeguata preparazione, visto che la maggiorparte di queste contengono elevate quantità di tannino, sostanza utilissima in quanto formidabile disinfettante e cicatrizzzante, ma tossica per ingestione.
Chi viveva in zone a predominanza di cerro, farnia, rovere
doveva, dopo averle raccolte, mettere le ghiande in sacchi ben legati che venivano lasciate a mollo nei ruscelli e nei fiumi per mesi, per togliere il tannino, appunto.
Poi venivano asciugate al sole e macinate e poi...
Udite udite! Si impastava e si faceva il PANE! Azzimo ovviamente, perchè non contenendo glutine non può lievitare.
I fortunati che vivevano in zone a predominanza di leccio, roverella e quercia castagnaia (quella balcanica) non dovevano aspettare tanto per mangiare questo pane, (ottimo, oltretutto) perchè le ghiande di questi alberi hanno una quantità di tannino davvero piccola.
Anzi, vi consiglio di addentare la piccola ghianda di leccio, fresca, in autunno e sentirete che non è per niente male... Provare per credere
E poi aggiungo: questo pane si gustava in tutto l'emisfero boreale, o meglio, dovunque crescano le querce ed era similmente preparato da numerose tribù di Indiani d'America, così come in tutta Europa e nel Medio Oriente... Com'è piccolo il mondo, no?
Spero tanto che abbiate gradito il mio contributo
Per me è un piacere condividere questo genere di cose con voi.
Anzi, se avete domande sulle care sorelle verdi, non esitate a pormele, cercherò di rispondere al meglio
Marta