transizione morbida
Inviato: 18 giugno 2007, 10:49
salve a tutti,
la mia dieta attuale probabilmente non mi consente di considerarmi in transizione sul serio: in pratica da quando ho avuto il libro ho modificato la mia veganità verso una riduzione di cereali, e finalmente, per la prima volta anche di dolci!
Cerco il più possibile di mangiare cereali massimo una volta a giorno e possibilmente a pranzo, evitanto il più possibile pasta, riso, pane bianco, cereali brillati ecc. Ho eliminato del tutto i temibili 'snack', e la sorpresa è che ora davvero non mi costa granchè!
Ancora mi pesa, ma sempre meno, lo sforzo che faccio di non mangiare dopocena, altro must di tutta una vita! ma che mi ha dato un sacco di benefici, dal dormire megli oe meno al non aver fame al mattino a, soprattutto, veder sparire 'l'eczema' al dito anulare (triplice riscaldatore collegato all'alimentazione!) che mi portavo dietro da circa un anno e mezzo. Sto cominciando a voler bene al mio sintomo: mi avverte con chiarezza di quando sgarro e di quando miglioro.
La mattina e il pomeriggio non riesco ancora a non mangiare nulla: ho fame! ma ormai dò per scontato che mi venga naturale mangiare solo frutta. (allamattina bisognerebbe evitare anche quella?)
Il principio sul quale cerco di basarmi è la gradualità, ma non vorrei scoprire che questa 'gradualità' è più che altro un alibi per non fare passi più importanti... Mi chiedo se sia possibile arrivare a una dieta perfetta e perfettamente soddisfacente senza subire choc da privazione e morsi della fame. E poi: è così sbagliato dirsi che magari, se fosse una tentazione troppo irresistibile o socialmente irrinunciabile ( ) si potrebbe fare qualche strappo qui e là, magari una pizza vegan, senza per questo fare cento passi indietro? E se fosse un dolce non vegan?
Esiste una 'dead line' oltre la quale la parte di noi a favore del cambiamento debba mettere a tacere la parte reticente, oppure si può sperare di arrivarci in armonia?
la mia dieta attuale probabilmente non mi consente di considerarmi in transizione sul serio: in pratica da quando ho avuto il libro ho modificato la mia veganità verso una riduzione di cereali, e finalmente, per la prima volta anche di dolci!
Cerco il più possibile di mangiare cereali massimo una volta a giorno e possibilmente a pranzo, evitanto il più possibile pasta, riso, pane bianco, cereali brillati ecc. Ho eliminato del tutto i temibili 'snack', e la sorpresa è che ora davvero non mi costa granchè!
Ancora mi pesa, ma sempre meno, lo sforzo che faccio di non mangiare dopocena, altro must di tutta una vita! ma che mi ha dato un sacco di benefici, dal dormire megli oe meno al non aver fame al mattino a, soprattutto, veder sparire 'l'eczema' al dito anulare (triplice riscaldatore collegato all'alimentazione!) che mi portavo dietro da circa un anno e mezzo. Sto cominciando a voler bene al mio sintomo: mi avverte con chiarezza di quando sgarro e di quando miglioro.
La mattina e il pomeriggio non riesco ancora a non mangiare nulla: ho fame! ma ormai dò per scontato che mi venga naturale mangiare solo frutta. (allamattina bisognerebbe evitare anche quella?)
Il principio sul quale cerco di basarmi è la gradualità, ma non vorrei scoprire che questa 'gradualità' è più che altro un alibi per non fare passi più importanti... Mi chiedo se sia possibile arrivare a una dieta perfetta e perfettamente soddisfacente senza subire choc da privazione e morsi della fame. E poi: è così sbagliato dirsi che magari, se fosse una tentazione troppo irresistibile o socialmente irrinunciabile ( ) si potrebbe fare qualche strappo qui e là, magari una pizza vegan, senza per questo fare cento passi indietro? E se fosse un dolce non vegan?
Esiste una 'dead line' oltre la quale la parte di noi a favore del cambiamento debba mettere a tacere la parte reticente, oppure si può sperare di arrivarci in armonia?