Caro Arca, riprendo questo tuo importante messaggio che, ahimé, mi era sfuggito.
Beh, questo è un fatto quasi imperdonabile, però ci passo sopra...
Scherzi a parte, cercherò di risponderti evitando dissertazioni filosofiche: sono di uso molto limitato e se una cosa non può essere usata, non serve.
Sono assolutamente d'accordo su tutto ma ovviamente mi sorgono dei dubbi (anzi direi più certezze): una volta acquisita la "conoscenza" (seppur minima) secondo me non ha neanche più senso continuare a fare le cose che si sono sempre fatte (semplicemente non hai più voglia di farle), nè frequentare i luoghi e le persone di una volta.
Questo in genere è vero in quanto difficilmente siamo allineati con le esiogenze del nostro spirito, per cui, quando un po' di luce entra in noi, la nostra vera natura vibra e ci fa allontanare persone-tempi-evevnti-situazioni-cose di cui eravamo effetti e che ci stavano annoiando. Ma magari qualche volta, facendo pulizia, può anche darsi che qualcosa che era già nella nostra vita viene rivalutata e viene finalmente posta in esistenza in tutta la sua bellezza; prendi il caso di un artista che non ha il tempo di esprimersi perché ha altri tipi di impegni e coinvolgimenti quotidiani.
Allora a volte mi chiedo se non sarebbe stato meglio, nell'impossibilità di cambiare le cose, non sapere niente.
Circa la parte del "non sapere niente" ti chiedo: ritorneresti indietro per dimenticare ciò che conosci adesso? Credo che nessuno di noi baratterebbe la propria conoscenza e la restituirebbe; chiaramente parlo di conoscenza di come funziona la vita, di come avere controllo sulle meccaniche della vita, non mi riferisco certamente alla conoscenza enciclopedica.
Circa il fatto "l'impossibilità di cambiare le cose", no, no, no!!! Le cose non stanno in questi termini. Si dice che
non ti viene mai dato un problema che sia più grande di te, poiché, se ci pensi, a livelli elevati di responsabilità sei tu che hai creato la situazione in cui ti trovi e per principio un creatore è SEMPRE più grande della cosa da lui creata; quindi il fatto di trovarsi con delle beghe tra le mani, non è altro che pane santo che, se si sa come usarlo, ci riabilita la nostra abilità di creare. Si dice anche che non c'è impedimento che non sia giovamento.
Sia ben inteso che quando parlo di responsabilità non parlo di colpa, ma solo del fatto di essere stati causa, cioè di aver creato la cosa.
Perchè sai, alla fine ti ritrovi con un lavoro frustrante, senza una persona di riferimento (dire amico/a mi sembra azzardato!), la gente che ti conosce che ti evita o, nel migliore dei casi, ti ignora, le cose che ti piacevano prima non ti vanno più....insomma
Le cose che ti piacevano prima, come abbiamo detto sopra, possono effettivamente perdere di interesse quando cominciamo a vibrare su livelli di benessere/esistenza più elevati per cui andiamo fuori accordo con le cose che prima ci sembravano interessanti. Questo, ripeto, è vero. Ma ciò che mi lascia perplesso é questa tua frase seguente:
come ci si organizza stando fuori dal "coro"? Facendo gli aspiranti eremiti come faccio io da svariati anni? Non mi sembra il massimo!
Quando noi facciamo scelte realmente consapevoli e quindi lasciamo senza carica (cioé senza sentimenti ed emozioni negative) una vecchia vita poiché non sentiamo più appartenercela, il vecchio fa spazio al nuovo e dopo un po' di tempo quello spazio vuoto di riempie di NUOVE COSE, di persone-tempi-eventi-situazioni-cose più affini al nostro nuovo livello di realtà. Il fatto che tu dica che da anni stia facendo l'eremita, sembra che si siano lasciate situazioni in sospeso per cui lo spazio è ancora pieno del vecchio; risultato: si è soli (fisicamente, ma non emozinalmente poiché siamo nel passato) e non ci sembra il massimo; ti capisco, ma è così cvhe funziona, anche se non è il modo che ci aggrada.
Ricorda che come il martello ha una sua funzione o scopo, anche l'entità UOMO ha un suo scopo composto da tanti sotto-scopi (come un traguardo che è composto da tante mete) così che si deve esprimere prendendosi cura del suo corpo, della sua famiglia, dell'ambiente in cui vive, deve anche relazionarsi, per essere, con qualcosa che sono GLI ALTRI. Fare gli eremiti, in verità, non l'ho mai sentita una cosa naturale per un essere umano che nel suo scopo comprende appunto il comunicare con gli altri al fine di riconoscersi nella sua totalità. L'uomo usa la comunicazione per conoscere se stesso per mezzo della relazione con altri terminali (persone-tempi-ecc).
Spero di esserti stato utile.
Pur trovando doveroso dover rispondere su questo tread per una discussione già presente, non vorrei andare premeditatamente OT, per cui se vuoi discutere più nei particolari, puoi scrivermi in PM (private message).
Ciao
Arca
