

Moderatore: luciano
Arnold Ehret, in Così Parlò lo Stomaco, ha scritto:Per dimostrare che le malattie, come esperimento, poggiano su un’unica base comune, sono andato fino al limite di mettere in pericolo la mia vita. In una condizione di salute ottimale, mangerei intenzionalmente per ammalarmi, fino a un certo punto, per poi ritornare a mangiare in maniera corretta e radicale per riportarmi di nuovo in perfetta salute, per mia soddisfazione personale. Per quanto ne sappia, questo non è mai stato tentato prima. Se la scienza non è interessata a questi miei esperimenti — può continuare ad osservare sorridente quello che succederà in seguito. Io credo di poter essere utile ai malati e a tutta l’umanità per incrementare l’efficienza della vita della razza umana e il vigore delle persone.
Ed ora, lasciamo parlare lo stomaco, nel ruolo principale della “Tragedia dell’Alimentazione dell’Uomo”.
Così Parlò lo Stomaco
“Istogeneticamente, sono, inizialmente, una primitiva cellula intestinale un sacchetto molto piccolo e vuoto con un’imboccatura, e questa è l’ultima forma di base comune a tutti i veri vertebrati multi cellulari - secondo Haeckel. Nella scala di tutti gli organismi viventi, incluso l’uomo, sono situato al centro, nel centro di gravità. A me - lo Stomaco - appartiene questo posto centrale perché sono l’unico punto in cui le cose vengono prodotte, l’apparato funzionante organizzato per lavorare le materie prime e, allo stesso tempo, il capo cantiere. Ricevo gli ordini dall’Architetto del Mondo, attraverso il cervello - l’amministrazione generale - come istinti inconsci. A me solo - con il mio assistente, il flusso sanguigno, appartiene, quasi tutto il materiale da costruzione del corpo intero, la formazione e la modellatura degli organi, la loro manutenzione ed la fornitura del materiale di riparazione. Sono il centro principale di crescita materiale e rifornisco e faccio funzionare l’intero organismo. Anche l’amministrazione principale - il cervello – dipende dal mio distributore di alimenti, il sangue. Sono sempre stato e sempre sarò, il primo e assoluto incaricato della condizione delle cellule dell’uomo e degli animali. A me appartiene il centro dell’essere e della salute, del dolore, della malattia e del morire. Così io soltanto, in prima linea, posso dare i rifornimenti e i rimedi - la fucina e il letto di morte della malattia.
“Nel dar la caccia alle cause della malattia, sono stato retrocesso dalla mia posizione dominante fra gli organi, nella percezione dell’uomo - tuttavia, nella scala dei cosiddetti piaceri della vita e della coltura, sono stato accolto con esultanza come il ‘Più Grande degli Dei.’ In realtà, il maltrattamento millenario subito dall’uomo ha fatto di me una oscura cavità per piaceri suicidi della tavola. Il dolore, la mia voce d’avvertimento e forza difensiva, è stata soffocata fra le infinite portate di pasti. Il pensiero dell’uomo si è adeguato al ritmo della cultura degli eccessi del suo addome – il concetto di salute si è dissolto nell’immaginazione - e lo spettro della malattia gli sta dando la caccia. Anche il terrore di questo fantasma, la sua sofferenza e morte, emanano da me. Se sono il centro della vita, perché non dovrei essere anche il centro della morte?
Semplicemente grandioso...Arnold Ehret, in Così Parlò lo Stomaco, ha scritto: In realtà, il maltrattamento millenario subito dall’uomo ha fatto di me una oscura cavità per piaceri suicidi della tavola. Il dolore, la mia voce d’avvertimento e forza difensiva, è stata soffocata fra le infinite portate di pasti. Il pensiero dell’uomo si è adeguato al ritmo della cultura degli eccessi del suo addome – il concetto di salute si è dissolto nell’immaginazione - e lo spettro della malattia gli sta dando la caccia. Anche il terrore di questo fantasma, la sua sofferenza e morte, emanano da me. Se sono il centro della vita, perché non dovrei anche essere il centro della morte?
l'eccesso e il vizio seppur istituzionalizzati, quindi "legali", portano al decadimento ed alla morte.. in modo ipocritamente e perfettamente legaleSe sono il centro della vita, perché non dovrei anche essere il centro della morte?
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