L’idea di farmi il gazpacho mi è venuta dopo averne bevuto un po’ confezionato di buona qualità, senza additivi, coloranti e conservanti, anche se sicuramente pastorizzato, riposto nei reparti refrigerati di un supermercato, insieme al latte fresco. Ho pensato che facendolo io con verdure davvero fresche sarebbe stato ancora più buono, ed è davvero così.
La ricetta è semplicissima e puoi fare tutto con il tuo estrattore, di qualunque marca sia. Io ne ho diversi, li ho per fare dei test, e le ricette sono riuscite con tutti. Ho iniziato questa sera alle dieci e si fa davvero tutto in un quarto d’ora, una volta preparate le verdure. Di certo ci ho messo di più a scrivere questo articolo.
Se non hai l’estrattore puoi usare un frullatore, ma fallo in due volte, altrimenti rischi di far girare a vuoto le lame del frullatore e le verdure rimangono pressate nella campana di vetro e devi fermarti, spingerle giù, fermarti di nuovo ecc. diventa uno stress non più un piacere. Le quantità che propongo sono per ricavare circa due litri di gazpacho.
Quando hai frullato tutto passa attraverso un colino girando con un cucchiaio o qualunque cosa che possa andar bene. Dato che i pomodori non vanno pelati, come pure gli spicchi d’aglio, le bucce e i semi non tritati rimarranno nel colino e si avrà un gazpacho anche di bell’aspetto.
Salvo poi farsi di bacche di Goji, l’antiossidante ultrapotente, non sapendo che le tanto decantate bacche sono anch’esse delle solanacee!
Il gazpacho è buono freddo, quindi una volta fatto va messo in frigo fino a raggiungere la temperatura “fresca da frigo” tanto per intenderci, non chiedermi i gradi, che non lo so quanti dovrebbero essere.
In effetti i succhi vegetali, e il gazpacho è una mistura di succhi, si ossidano rapidamente, quindi un’alternativa sarebbe quella di mettere gli ingredienti in frigo e poi fare il gazpacho con le verdure già fredde e consumarlo subito.
L’ultimo ingrediente, E NIENT’ALTRO, enfatizzato, l’ho “aggiunto” perché esiste la tendenza a fare “più buona” ogni cosa e quindi ci sono così tanti gazpachos con vari arrangiamenti, con il pan grattato, l’aceto di non so quale vino, paprica, cipolla, pane tostato, uova sode, pepe (nero, rosso, verde o rosa secondo l’ardore creativo del cuoco del giorno). Alla fine ogni cosa viene snaturata, e il risultato finale può essere qualsiasi cosa, tranne che il vero gazpacho.
Un po’ come avviene con il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco di Arnold Ehret, che è la traduzione riga per riga dell’originale, ma c’è sempre qualcuno che lo vuole migliorare, con il risultato di farlo diventare qualcos’altro che non funziona, con la speranza, vana, di ottenere maggior credito del grande Arnold Ehret. Il gazpacho lo avrebbe apprezzato.
Quella descritta in questo articolo è la ricetta originale del gazpacho, semplice come la gente dell’Andalusia dei secoli passati. Se proprio vogliamo fare uno strappo alla regola, si può aggiungere il succo di un limone, riduce di molto l’ossidazione.
Per chi fa il gazpacho con l’estrattore, l’olio lo deve aggiungere dopo nel succo e sbattere il tutto con una forchetta o una frusta per amalgamarlo. Mezzo bicchiere per due litri può andar bene, io ne metto di meno. Versarlo nell’estrattore non lo rovina di certo, ma poi ti chiederai chi mai te l’ha fatto fare, cosa che mi sono chiesto io quando poi ho dovuto lavarlo.
Consideralo un pasto unico e completo. Non mangiare altro insieme.
Per goderselo al massimo, è necessario mettere da parte ogni speculazione mentale sulle solanacee. Ci sono solanacee tossiche, se si mangiano un paio di bacche di belladonna si va fuori di testa e si vedono diavoli e tutto l’inferno di Dante, con qualcuna in più ci si lascia le penne. Ma nessuno mai è andato fuori di cotenna pur mangiando non so quanti pomodori in una sola volta.
Io uso verdure biologiche. Se vuoi usarne non biologiche, pela i cetrioli. Non so cosa ci mettono sopra per conservarli, ma di certo è qualche porcheria chimica, che per quanto approvata dal ministero della sanità, bene non fa.
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