Cosa si intende per “cibi morti”

I cosiddetti cibi morti sono gli alimenti lavorati, ovvero quei cibi artificiali e devitalizzati che sono diventati componenti principali dell’alimentazione onnivora o inconsapevole.

In realtà sono inconsapevoli le persone che adottano quel tipo di alimentazione, e ogni ente che in un modo o nell’altro sia coinvolto con il sistema economico e politico, si accerterà che rimangano inconsapevoli.

Uno dei primi prodotti a subire la devitalizzazione è stata la farina, all’inizio del ‘900.

Iniziarono a trattarla con ipoclorito di sodio o perossido di idrogeno con lo scopo principale di uccidere gli insetti e per sbiancarla.

Da allora abbiamo la farina bianca, che non ha alcun valore alimentare — nessuna vitamina viva, nessun minerale organico, nessun enzima e spesso contiene residui di candeggina.

Perché iniziarono ad “uccidere” il nostro cibo.

La trasformazione alimentare industriale esiste praticamente dagli ultimi 100 anni o giù di lì. L’elaborazione degli alimenti è iniziata principalmente durante la prima guerra mondiale, come soluzione per trasportare grandi quantità di cibo ai soldati senza che marcisse durante il trasporto. Non marcivano, ma erano cibi morti.

Gli scienziati scoprirono che più efficienti erano i metodi di rimozione degli enzimi dagli alimenti, più questi duravano. Dopo la guerra, le tecniche imparate furono applicate a livello commerciale.

I grossisti impararono presto che i profitti potevano essere notevolmente aumentati se gli alimenti fossero durati più a lungo nei loro magazzini senza rovinarsi. Non si rovinavano, ma erano cibi morti.

Se questo significava anche rimuovere la maggior parte o tutti gli elementi dal cibo insieme agli enzimi, beh, pazienza. I produttori non erano nel settore sanitario, non era il loro business.

I metodi scientifici di rimozione degli enzimi e la conservazione degli alimenti diventarono sempre più sofisticati. Furono aggiunti gli additivi chimici, che non fanno certo bene al corpo — è solo una questione di soldi.

I cibi privi di enzimi possono essere definiti cibi morti, non in grado di dare energia al corpo, ma spesso lo deprivano.

Ora le due nuove parole di moda sono irradiazione e ingegneria genetica. Pensi che ognuno di questi metodi abbia a che fare con l’aumento del valore nutritivo degli alimenti? Questo è un gigantesco business, guidato da un unico motivo: soldi.

Il Fegato

Uno dei primi organi che viene sopraffatto dal diluvio costante di cibi morti tossici e prodotti confezionati è il fegato, l’organo più importante del corpo.

Se il fegato fosse in grado di tenere il passo con la rimozione dal sangue di tutte le sostanze indigeribili che ingoiamo, potremmo vivere più o meno indefinitamente.

Il cibo digerito (o parzialmente digerito) dall’intestino passa per primo attraverso il fegato dalla vena porta. Il fegato dovrebbe quindi scegliere cosa fare con il cibo digerito:

  • 1. Fare nuovi tessuti
  • 2. Trasformarlo in energia
  • 3. Immagazzinare le sostanze nutritive per uso futuro

Purtroppo in una dieta di cibi morti senza enzimi che consiste per l ‘80% di grassi solidi trasformati e idrogenati e di zuccheri raffinati, il fegato ha difficoltà a svolgere le sue funzioni standard.

Invece spreca la maggior parte della sua energia e del suo potere cercando di trovare elementi nutritivi in una fogna di sostanze chimiche.

Quando le cellule del fegato muoiono, il risultato è la cirrosi e questa è oggi una delle cause di morte importanti.

Per tutti, fin dalla comparsa dell’uomo sul pianeta, tranne gli ultimi 100 anni, la dieta umana era principalmente frutta e verdura, senza cibi trasformati con i metodi attuali.

Il fegato quindi ha avuto modo di svilupparsi normalmente e concentrarsi sui suoi compiti principali, non dovendosi impegnare nell’eliminazione di rifiuti tossici.

I rimedi della medicina per l’intossicazione da cibi morti

Gli alimenti trasformati moderni — cibi morti per davvero — sono uno shock per l’evoluzione. L’idiozia di cercare di forzare il fegato e i reni a lavorare più duramente, iniettando steroidi stimolanti e farmaci diuretici, è l’approccio medico standard.

È una soluzione a breve termine che, in ultima analisi, porterà alla distruzione tali organi.

Il fegato e i reni non sono destinati a lavorare duramente, spendendo tutta la loro energia metabolica cercando di elaborare ed eliminare le sostanze chimiche aggiunte ai prodotti alimentari.

L’unica soluzione è quella di seguire le leggi della Natura. La Natura è severa, punisce inesorabilmente chi viola le sue leggi, ma è anche generosa: perdona, e permette di guarire a chi riprende a rispettarle.

[…] la mia dichiarazione che ripeto spesso, «La meraviglia è che viviamo a dispetto del consumo eccessivo, a dispetto del consumo di alimenti così errati e distruttivi». Alla luce di questa verità sembra quasi ridicolo notare le polemiche senza fine e la confusione su dietetica, proteine, sali minerali, vitamine, ecc. Il valore nutritivo potenziale non è assolutamente la questione più importante. Non puoi guarire l’alcolismo con l’acqua se non smetti di bere alcool. Non puoi guarire la malattia con nessun genere di accorgimenti, trattamenti o diete, senza interrompere il consumo di alimenti che producono malattie, che costituiscono il 90% della dieta distruttiva dell’odierna civiltà.
Arnold Ehret

Luciano Gianazza

Dopo aver sperimentato i benefici degli insegnamenti di Ehret, ho deciso tradurre e pubblicare il suo capolavoro "Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco" per renderne possibile la lettura e la pratica al pubblico italiano. Era il dicembre 2005 e due anni dopo, nel 2007, il libro è stato riveduto e corretto e pubblicato nello stato dell'arte dalla Juppiter Consulting Publishing Co®. Nel 2013 è stata pubblicata la seconda edizione ampliata nella collana Ehretismo®. Nel frattempo l'opera di Arnold Ehret è stata completata con la traduzione e la pubblicazione degli altri suoi 5 libri. Molte persone hanno confermato con i risultati ottenuti mettendo in pratica il “Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco” la validità degli insegnamenti di Ehret.

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