Con piacere inserisco nelle news del sito l’avventura del mio amico Aldo, un Essere leggero e dal cuore puro, veterano iscritto da quasi 8 anni del forum di Arnold Ehret Italia, che ho anche conosciuto durante una mia conferenza, dove ha anche fatto un intervento per condividere la sua esperienza con il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco.
Salve amici era da tanto che non scrivevo qui, sono rientrato lunedì sera dalla Scozia dopo aver intrapreso una sfida per cui mi sono allenato per più di un anno. Volevo condividere con voi questa esperienza sportiva che mi ha messo alla prova.
Premetto che per me la corsa non è mai stata la mia disciplina, preferisco la bici a causa di tendiniti latenti alle ginocchia che da tempo immemorabile mi bloccavano le ginocchia dopo pochi km, comunque mi sono messo in testa di partecipare ugualmente e di cercare di superare queste “apparenti” difficoltà.
Allora mi sono dedicato alla corsa ogni giorno sotto il sole, prima pochi km fino al dolore alle ginocchia, alternato a bagni con impacchi di argilla alle ginocchia ed alimentazione sempre più fruttariana con meno sgarri possibile … avanti così per molti mesi gradualmente, le cose miglioravano.
La dieta ormai è costituita da un solo pasto solido al giorno da un paio di anni (frutta e verdura raw). La mattina una spremuta e poi nulla sino a sera. Non riesco a correre bene o fare qualunque attività sportiva se anche mangio qualche ora prima della semplice frutta…lo stomaco deve essere sgombro, le energie solo concentrate nei muscoli.
Con i succhi filtrati generalmente sto molto meglio perché vengono assimilati subito. Da ottobre 2014 sino alla settimana scorsa ho percorso 1.300 km (forse un paio di migliaia di km da un anno a questa parte..) a footing in maniera sempre più serrata negli ultimi mesi..al lavoro ormai ci andavo a corsa la mattina, corsa nella mezz’ora di pausa pranzo e corsa la sera al rientro a casa … ahahah.
Le mie corse consistono sempre in una ascesa in collina, non corro mai in piano sia perché c’è traffico sia perché la gara finale si svolge tra le montagne … Sono diventato un vero runner … la tendinite alle ginocchia ormai è un lontano ricordo e la bici non l’ho più utilizzata da sei mesi circa. Tutto è ormai pronto per la sfida del 3Peak.
Il 3 Peak Challenge si svolge in UK ogni anno e consiste nello scalare (nel senso di camminata alpina con scarponcini e bacchette ed alcuni tratti quasi arrampicata) le tre vette più alte dell’Inghilterra in circa 24 ore non stop:
Ben Nevis in Scozia (1350 metri), Scaffel Pike in Scozia e Snowdon in Inghilterra un migliaio di metri di quota di sassi, brecce e sentieri tortuosi, per un totale di circa 45 km non stop … per me si trattava di mettermi alla prova e superare delle paure interiori di non potercela fare, non essere all’altezza … bisogna fare tutto senza perdere tempo, trasferimenti in pullman compresi, senza praticamente riposare e smangiucchiare se si vuole nei ritagli di tempo.
E poi fare i conti con le condizioni meteo estreme che facilmente si sarebbero trovate. In questo particolare gruppo, eravamo in 11, era stato organizzato da Genesis Sunfire e consisteva di vegani-crudisti, fruttariani, liquidariani più lui e sua moglie liquidariana; da UK, Francia, Olanda ed Italia (io ed il mio amico ehretista Massimo).
Mai è stata fatta questa gara inglese così estrema da questa categoria di persone a memoria (a parte le memorabili imprese di Ehret durante i suoi digiuni!). Qualche personaggio lo conoscevo perché aveva partecipato ai bootcamp di Genesis negli anni passati assieme a me. Pensate che per l’occasione è venuta anche una troupe televisiva che ci ha seguito passo passo con tanto di riprese durante le ascese, interviste in pullman e foto in ogni momento. Quando saprò il link ve lo posto.
Per farla breve personalmente ho dovuto combattere contro i ‘mostri’ del freddo intenso più che la fatica fisica per il percorso … Avevo certamente l’attrezzatura tecnica molto leggera (compresi i guanti!) per minimizzare il bagaglio ma immaginate nella prima ascesa 6 ore di pioggia continua con bassa temperatura, vento costante, nebbia e ghiaccio che sferzavano faccia, le mani ed i piedi e quindi portando via in continuazione calore dal corpo.
Negli scarponcini i piedi di tutti galleggiavano nell’acqua fredda che entrava da tutte le parti. Neve e ghiaccio scivoloso in cima al Ben Nevis completavano il quadro.
Durante le soste di qualche minuto per aspettare chi era rimasto indietro bisognava abbracciarsi in cerchio per non disperdere il calore mentre intorno infuriavano gli elementi. Io se non facevo anche delle flessioni nei brevi momenti di pausa, appoggiato a qualche roccia con le mani assiderate, congelavo del tutto.
Quando il calore inizia ad abbandonarti anche la mente inizia ad annebbiarsi e la sensazione è molto brutta, di impotenza completa.
Seconda ascesa Scaffel Pike, la sera dopo 5 ore di pullman 400 km più a sud, temperature leggermente migliori, paesaggi da favola ma sempre vento e pioggia nel percorso, discesa di notte con la torcia in testa. Anche qui freddo che si sommava al freddo precedente.
La stanchezza si accumulava e i legamenti delle ginocchia iniziavano a cedere, specialmente nella discesa in mezzo a milioni di massi sconnessi, ogni passo una sofferenza. Meno male che le bacchette hanno aiutato a scaricare il peso anche sulle braccia.
In bus di notte, tutti fradici ed infreddoliti, ho mangiato mela, banana assieme tanta frutta secca per “scaldarmi” (mandorle, anacardi, uvetta, nocciole) ed un po’ di miele con maca .. chi era a liquidi ha dovuto mangiare solido, anche Genesis ha bevuto un po’ e mangiato della frutta altrimenti non ce la avrebbe fatta.
In condizioni estreme per evitare crisi di detox improvvise bisogna ‘scendere’ i gradini alimentari che si hanno percorso durante le fasi di pulizia precedenti. Ma non troppo per non impegnare con la digestione lo stomaco.
La mia mente aveva già mollato ‘suggerendomi saggiamente’ di desistere per preservarmi i legamenti, e di affiancarmi a chi sarebbe rimasto in pullman perché sfinito completamente… non avrei quindi più continuato con l’ultima ascesa dello Snowdon in territorio inglese all’alba del giorno successivo.
La mente voleva convincermi che sarebbe stata già una vittoria scalare due cime.
Invece alla fine ho raccolto le ultime forze rimaste e mi sono detto, ora o mai più, devi farcela ad ogni costo! Che sei venuto a fare qui altrimenti? 3 Peaks = 3 Cime! Con grande forza di volontà mi sono fatto altre 6 ore, fortunatamente con tempo migliore dei precedenti grazie a un timido sole che si affacciava ogni tanto dietro qualche nuvola e faceva intravedere paesaggi da favola, tappeti verdi con pecorelle belanti, laghetti incantati e cascatelle di acqua fresca in ogni dove ..la cima del monte era sempre in tempesta con nebbia e freddo ovviamente!
I legamenti hanno retto anche se doloranti e la volontà ha fatto il resto. La resistenza fisica ed il fiato ci sono sempre stati in ogni momento, la maggior sfida come avrete capito è stata contro il freddo! I miei allenamenti si erano sempre svolti al caldo ed al sole italiano, che ovviamente amo come penso ogni fruttariano.
Noi 2 italiani ci siamo distinti e la guida, persona esperta che era stata tanti anni in Nepal, in Tibet ed in giro per il mondo, ci ha definiti “tosti”; i liquidariani, Genesis compreso, hanno faticato molto a starci dietro ed abbiamo perso alla fine un paio d’ore ad aspettarli in continuazione… devo dire che avendo preso seriamente la cosa, l’anno precedente di allenamenti quotidiani sono serviti eccome, almeno nel mio caso… Poi 4-5 giorni di dieta liquida e clisteri continui prima di iniziare la gara mi hanno permesso di svuotare per bene l’intestino e stomaco e convogliare tutte le energie a disposizione nei muscoli.
Queste esperienze ti cambiano nel profondo e ti permettono di affermare tranquillamente che con la forza di volontà focalizzata e concentrata si può raggiungere ogni meta che ci si è prefissati senza che nessun tipo di ostacolo riesca a fermarti dal tuo intento.
La dieta ehretista ha fatto il resto!